Spazzacorrotti, sospeso l'ordine di carcerazione

Martedì 16 Aprile 2019
IL CASO
PORDENONE Non c'è stato bisogno di scomodare la Corte Costituzionale per decidere sull'esecuzione della prima sentenza - 1 anno e 8 mesi per peculato - passata in giudicato dopo l'entrata in vigore della legge spazzacorrotti. Il Tribunale di Pordenone, presieduto dal giudice Iuri De Biasi (a latere Giorgio Cozzarini e Milena Granata), ha sospeso l'ordine di carcerazione e la donna, dopo un assaggio di pena (due notti in carcere), è tornata in libertà. Gli avvocati Alessandro De Paoli e Fabio Federico da ieri hanno 30 giorni di tempo per chiedere al Tribunale di sorveglianza misure alternative al carcere.
La spazzacorrotti è entrata in vigore il 31 gennaio scorso. La donna, 66 anni, udinese, era stata condannata per un peculato d'uso risalente al 2009, quando era responsabile della gestione contabile di un'Agenzia di pratiche automobilistiche di Spilimbergo con filiale a Sacile. Le contestavano di aver versato in ritardo le somme riscosse per le tasse automobilistiche tra marzo e luglio 2009. Il 27 marzo la sentenza è diventata irrevocabile e il procuratore Raffaele Tito l'ha mandata in esecuzione. Il peculato, reato contro la pubblica amministrazione, rientra nella spazzacorrotti e la sentenza va in esecuzione con una diversa modalità rispetto al passato: l'ordine di carcerazione non viene più sospeso per 30 giorni, dando così la possibilità a chi ha pene inferiori ai 4 anni di chiedere misure alternative.
I difensori della 66enne hanno fatto ricorso. I punti sollevati sono stati condivisi dai giudici. In assenza di una disciplina transitoria, in questo caso la spazzacorrotti non può essere applicata perchè il reato è stato commesso molti anni prima dell'entrata in vigore della riforma, «stante - si specifica nel provvedimento - il carattere penale sostanziale della nuova disciplina e la conseguente sua obbligatoria irretroattività». Nella decisione si è tenuto conto anche della giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell'uomo, che impone di non «sorprendere la persona con una sanzione non prevedibile al momento della commissione del fatto».
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