Sequestrò compagna e neonato, a giudizio

Martedì 15 Ottobre 2019
Sequestrò compagna e neonato, a giudizio
IL CASO
PORDENONE Una coppia in grave difficoltà: lui senza lavoro, lei alle prese con un neonato. A causa dei conflitti con i parenti, si erano allontanati da casa trovando sistemazione prima da un affittacamere, poi in un ostello, infine in un agriturismo di Villotta di Chions. Durante l'ennesimo litigio, lui la picchiò e la chiuse a chiave in camera portandosi via il telefonino. Era il marzo 2018. Ieri S.L., 29 anni, originario di Dolo, ma all'epoca dei fatti residente a Sesto al Reghena, è stato rinviato a giudizio dal gup Rodlfo Piccin per maltrattamenti in famiglia, violenza privata e sequestro di persona. Un capo di imputazione pesante quello contestato dal pm Maria Grazia Zaina e che il difensore Federico Carnelutti tenterà di ridimensionare al dibattimento.
La vittima è una giovane donna di Marghera, di origine ucraina, che all'epoca dei fatti aveva partorito da appena 26 giorni. Quali fossero le condizioni di vita della coppia lo si scoprì quando, dopo la lite, la chiuse nella stanza e si allontanò con la chiave in tasca. «Volevo farle un dispetto, non sequestrarla», si giustificò. Ma i carabinieri di Azzano, che liberarono la donna dopo sette ore, ricostruirono una relazione molto conflittuale, dove la neo mamma subiva continue aggressioni verbali e fisiche. Difficoltà economiche e perdita di lavoro avevano messo a dura prova S.L., che disperato aveva bussato anche alla parrocchia di Madonna di Rosa a San Vito al Tagliamento, dove aveva trovato accoglienza prima di andare nell'agriturismo di Villotta. La nascita del bimbo non aveva allentato le tensioni, sfociate con l'episodio violento del 15 marzo 2018.
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