SCUOLE
PORDENONE I contagi salgono, anche se in Friuli Venezia Giulia la situazione

Sabato 17 Ottobre 2020
SCUOLE
PORDENONE I contagi salgono, anche se in Friuli Venezia Giulia la situazione è diversa da quella che si vede delinearsi in altre regioni d'Italia. E la scuola prova a blindarsi. Lo fa con regole nuove, che non sono scritte in alcun protocollo nazionale, ma che istituto per istituto stanno spuntando per iniziativa dei singoli dirigenti oppure addirittura istituite classe per classe dagli insegnanti. Un surplus di sicurezza che non fa male, ma che rischia di creare alcune differenze da istituto a istituto. Si parte dalle mascherine, rese obbligatorie anche al banco in molte scuole superiori della provincia (Grigoletti in testa), alle ricreazioni che in alcuni casi sono state se non abolite, almeno fortemente limitate.
PIÙ MISURE
A confermare la tendenza delle scuole pordenonesi a superare quelli che sono i protocolli del ministero dell'Istruzione è la presidente dell'Associazione presidi del Fvg, Teresa Tassan Viol. «In questo momento in cui il virus sta riprendendo forza, molte scuole hanno scelto di far indossare la mascherina anche al banco ai ragazzi», spiega. È una misura non prevista dalle linee guida, che prevedono le protezioni quando ci si sposta dal banco, in quanto la seduta dovrebbe godere già della distanza di un metro dagli altri compagni. La mascherina, poi, viene resa obbligatoria in classi lambite dal contagio. «In altri casi assistiamo a singoli insegnanti che invitano i ragazzi a indossare le protezioni». E gli stessi ragazzi, con l'insegnante successivo, possono toglierla. Una situazione che rischia di ingenerare incertezze. «A volte - precisa sempre Tassan Viol - assistiamo anche a studenti che scelgono da soli di rimanere con le protezioni indossate anche al banco. Non sono casi rari. Nessuno vuole tornare a casa».
ESAGERAZIONI
Il panico si sta facendo largo nelle scuole, come si temeva. E si manifesta sotto forma di regole speciali, non contenute in alcun documento ufficiale e generale. In un istituto primario di Pordenone, ad esempio, gli alunni in fila indiana sono invitati a procedere con il braccio perennemente proteso in avanti, in modo tale da garantire il rispetto della distanza di almeno un metro dal compagno che li precede. Non c'è traccia, nelle norme per la ripartenza della scuola, di una proposta simile. Non è nemmeno consigliata. Ci sono i poi i bagni a turno di Rorai, dove anche il bisogno fisiologico crea diffidenza. E tiene banco il tema delle ricreazioni, difficili da gestire praticamente in tutti gli istituti della provincia. Nella maggior parte dei casi si fa al banco, seduti, senza potersi muovere. Ci sono anche insegnanti che hanno scelto di aggiungere alla protezione di naso e bocca anche la visiera. Accade, ma non solo, al Mattiussi di Pordenone. Ci si ritrova così in un clima che certamente dona più sicurezza ai singoli insegnanti, ma che appesantisce una situazione che di tensione è già intrisa e che probabilmente necessitava sì di regole, ma solo di quelle codificate. Il timore di doversi fermare aleggia sia tra gli insegnanti che tra gli studenti, ma ci sono casi in cui in provincia di Pordenone si è andati addirittura oltre le indicazioni contenute nei documenti ufficiali e nelle linee guida per lo svolgimento delle lezioni in sicurezza. È la mappa dei casi-limite, una geografia a macchia di leopardo delle situazioni nelle quali lo zelo di alcuni decisori interni al mondo scolastico rischia di alimentare un clima di tensione.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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