SALUTE
AVIANO Cambiano le prospettive di cura nel melanoma al Cro di Aviano diretto

Martedì 21 Novembre 2017
SALUTE
AVIANO Cambiano le prospettive di cura nel melanoma al Cro di Aviano diretto da Mario Tubertini grazie alla positiva combinazione tra farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapici: i primi, infatti, sono in grado di neutralizzare specifiche alterazioni nei geni responsabili della crescita tumorale, mentre i secondi consentono una risposta immunoterapica efficace contro le cellule della neoplasia. In questo scenario del tutto nuovo il ruolo del chirurgo assume un'importanza fondamentale anche negli stadi più avanzati della malattia.
L'EPIDEMIOLOGIA
Nel mondo l'incidenza del melanoma cutaneo è in crescita costante: solo in Italia, per quest'anno, ne sono attesi circa 14 mila casi. Ogni anno, nel nostro Paese, circa 2mila persone muoiono per melanoma. La chirurgia è il primo passo nel trattamento del melanoma: quando, come avviene nella maggior parte dei casi, il tumore si presenta localizzato esclusivamente alla cute (stadio I e II), l'asportazione chirurgica risulta il solo trattamento necessario. In questi casi il chirurgo ha poi il compito di completare l'inquadramento diagnostico mediante la biopsia del linfonodo sentinella, individuando in tal modo il sottogruppo di pazienti con malattia diffusa ai linfonodi (stadio III). Questi pazienti saranno successivamente sottoposti ad un intervento chirurgico più ampio, allo scopo di rimuovere tutti i linfonodi regionali, e quindi avviati ad eventuali trattamenti di completamento.
I LIMITI
Il problema terapeutico è coinciso con il melanoma metastatico coinvolgente uno o più organi a distanza (IV stadio): in questi casi, che si presentano con prognosi sfavorevoli (sopravvivenza ad 1 anno meno del 25%), i trattamenti chemioterapici hanno efficacia limitata. La chirurgia giocava un ruolo fondamentale solo in un selezionato numero di pazienti.
LA SVOLTA IN CHIRURGIA
Negli ultimi anni la ricerca ha ampliato le possibilità terapeutiche anche nel metastatico introducendo il primo farmaco immunoterapico cui se ne sono aggiunti altri a bersaglio molecolare. In questo contesto terapeutico, l'integrazione con la chirurgia risulta un'arma vincente. La stretta integrazione tra chirurgia, immunoterapia, chemioterapia e radioterapia è e sarà l'arma sempre più vincente nella terapia del melanoma degli anni a venire. Al Cro vengono operati più di 100 melanomi ogni anno. «Il nostro gruppo, cui fanno parte anche dermatologi, esperti di prevenzione e oncologi medici spiega Giulio Bertola, direttore dell'Oncologia Chirurgica dell'Istituto nazionale tumori è riuscito a diagnosticare malattie a uno stadio sempre più precoce, e questo è il merito che mi preme sottolineare di più. Altro punto di forza e novità è, e sarà trattare il paziente metastatico che, fino pochi anni fa, risultava essere non curabile perché non più candidabile ad intervento chirurgico».
L'IMMUNOTERAPIA ONCOLOGICA
Le cellule maligne espongono sulla loro superficie molecole diverse da quelle esposte dalle cellule sane. Queste molecole prendono il nome di antigeni tumorali. Le cellule del sistema immunitario, ed in particolare i linfociti T, sono in grado di individuare gli antigeni tumorali e di attaccare le cellule malate che li espongono. Le cellule di tumore riescono a difendersi dall'attacco del sistema immunitario attivando delle molecole specifiche. I farmaci immunoterapici legandosi a queste molecole, in pratica sbloccano il blocco messo in atto dalle cellule del cancro e permettono ai linfociti T di svolgere la propria azione antitumorale.
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