Rinnovo delle cariche Efasce, fine del braccio di ferro

Giovedì 19 Settembre 2019
LA DIATRIBA
PORDENONE Il Consiglio direttivo dell'Efasce (Ente friulano assistenza sociale culturale emigranti - Pordenonesi nel mondo) ha messo la parola fine alla faida interna che si trascinava da tempo e che è culminata nello scontro per il rinnovo delle cariche sociali, prevista con l'assemblea del prossimo novembre e che ha visto contrapposti la parte di Consiglio che fa riferimento al presidente don Aniceto Cesarin alla minoranza legata all'ex presidente Michele Bernardon. Lo stesso Bernardon, assieme ad altri consiglieri (Walter Mattiussi e Piergiorgio Zannese) aveva denunciato l'impossibilità di presentare una propria lista, essendo stati depennati dal Consiglio direttivo i nomi di sue suoi candidati che ricoprono il ruolo di presidenti di Segretariato, facendo così contestualmente venir meno il numero minimo di candidati della lista per poter partecipare al rinnovo delle cariche.
Nell'ultima seduta, il Consiglio ha confermato l'orientamento già espresso e stigmatizzato pubblicamente dagli esponenti della lista Bernardon nei giorni scorsi, ma le polemiche innescate (e trasferite anche al di fuori del consesso dell'Efasce) hanno portato il presidente Cesarin a ripercorrere la vicenda precisandone i contorni.
La necessità di presentare più liste e non una lista unitaria in occasione del rinnovo degli organi sociali - scrive - è risultata evidente dopo che si è dovuto prendere atto che i programmi proposti dalle parti in causa erano incompatibili fra di loro. Entro i termini previsti del 3 settembre sono state presentate due liste, ma quella contraddistinta dal motto Un nuovo Efasce con gli emigranti presentata da Michele Bernardon conteneva i nominativi di due presidenti di segretariato, in violazione delle disposizioni statutarie, per cui, con grande rammarico, si è dovuto procedere all'esclusione di questi ultimi.
Cesarin rileva inoltre che il giorno successivo, preso atto che la lista presentata da Michele Bernardon, con l'esclusione di due candidati, non aveva il numero minimo previsto dal Regolamento, si è proceduto tempestivamente prima verbalmente, poi per iscritto, ad avvisare il signor Michele Bernardon dell'irregolarità, dando tempo fino alle ore 12 di venerdì 13 per le dovute integrazioni. La prassi adottata ricalca quanto avviene comunemente in occasione di altro tipo di elezioni.
Ma entro il termine stabilito, Bernardon ha risposto che comunque la lista non sarebbe stata integrata ed ha contestato tutta l'operazione messa in atto. Si respinge pertanto ogni insinuazione relativa a presunti tentativi di eliminare l'opposizione, a cui è stato concesso addirittura un tempo supplementare per regolarizzare la posizione.
Cesarin ribadisce infine che i segretariati, in base all'attuale Statuto, possiedono l'elettorato attivo, ma non quello passivo. Del resto sono evidenti le difficoltà di partecipazione e le spese che l'Ente dovrebbe sostenere per la presenza ai Consigli Direttivi di persone che potrebbero provenire da tutti i cinque continenti. Questa forzatura dello Statuto - conclude - è stata proposta da Bernardon solo per questa tornata elettorale e mai nelle numerose precedenti elezioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci