Residenze comuni per la terza età Partono i progetti in via San Quirino

Giovedì 18 Ottobre 2018
Residenze comuni per la terza età Partono i progetti in via San Quirino
SVILUPPI PARALLELI
PORDENONE Nel capoluogo stanno per arrivare tre spazi per realizzare quello che in inglese si chiama social housing, e in italiano si traduce come abitare sociale. In pole position c'è il Comune, titolare di un progetto co-finanziato dalla Regione che permetterà la realizzazione di tre poli per l'accoglienza delle persone sole ma autosufficienti. Una delle tre residenze - ecco la ciliegina sulla torta del progetto - sarà dedicata alle donne che in passato hanno subìto violenze domestiche e che hanno denunciato i fatti chiedendo aiuto. Il Comune le proteggerà dando loro uno spazio nel quale condividere le giornate e le notti, al sicuro dagli orchi che le avevano tormentate. I soldi sono arrivati anche a Pordenone, e il Comune ha individuato tre stabili che calzano a pennello. Uno di questi servirà ad ospitare le donne vittime di violenze domestiche, e per questa ragione si sceglie in questa sede di non divulgare gli indirizzi delle abitazioni oggetto del piano. I siti scelti dal Comune, come anticipato, sono tre, ma l'ente guidato da Alessandro Ciriani al momento non aveva la possibilità di procedere alla progettazione: ecco allora che ha deciso di affidare all'Ater la fase che si concluderà con al direzione lavori. L'azienda sta ultimando i progetti e fungerà anche da stazione appaltante. Gli edifici esistono già e sono di proprietà del Comune: all'Ater spetterà il compito di recuperarli e trasformarli in alloggi per anziani e donne vittime di violenze. Di cosa si tratterà, nel dettaglio? Il social housing consiste nella condivisione degli spazi: gli anziani autosufficienti che per le ragioni più svariate vivono in solitudine, possono essere ospitati in un'unica palazzina. Godono di camere singole nelle quali poter riposare e dormire la notte, ma dividono il resto degli spazi con gli altri ospiti. Il senso è uno solo: si cerca di ricreare il mondo di un tempo, quello nel quale la solitudine della terza età non esisteva e la vita si viveva in un cortile pieno di persone. L'abitazione sociale è diversa dalla casa di riposo, che generalmente ospita persone non più in grado di provvedere a loro stesse. La condivisione degli appartamenti serve a sconfiggere il mostro chiamato solitudine, ad evitare la depressione, a dare un nuovo senso alla terza età. E stavolta ad essere sceso in campo per dare una mano a quella che sta diventando la fetta più consistente della popolazione è stato il Comune.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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