POLCENIGO
Albergo diffuso, la griffe supera anche la prova della pandemia da

Mercoledì 27 Maggio 2020
POLCENIGO
Albergo diffuso, la griffe supera anche la prova della pandemia da Covid-19. A testimoniarlo le presenze nelle nove strutture ricettive che formano l'albergo diffuso di Polcenigo. «Se nel 2019 le presenze (persone che hanno occupato una camera) di turisti, parenti di malati del Cro, famiglie Usaf o pendolari per lavoro hanno sfiorato quota 17mila chiarisce il sindaco Mario Della Toffola l'arrivo del Covid è coinciso con un calo dei pernottamenti che sono però mantenuti a un livello discreto a testimonianza del della bontà del progetto avviato nel 2010/2011 quando ero ancora in minoranza. Nel 2013/2014, quando da sindaco di centrodestra ho proseguito quell'idea, è decollato trovando una buona sponda nella Regione guidata da Serrachiani e Bolzonello».
Sindaco Della Toffola è giusto parlare di griffe?
«Certo. In tutto il mondo, dal Giappone a Sud Africa, l'esperienze di residenze sparse sul territorio si chiamano Albergo diffuso. Una rete di cui fa parte Polcenigo dove oggi funziona uno dei 23 alberghi diffusi della regione. Ha lo stesso valore del brand Bed&Breakfast ma con prospettive di sviluppo molto superiori, visto il target del cliente tipo».
Bella idea ma redditizia?
«A Polcenigo, con 3 milioni di fondi europei, è stata finanziata l'operazione che ha portato alla trasformazione di 9 abitazioni in altrettante strutture ricettive. I novi soci hanno deciso di costituirsi in una srl (preferita alla coop) che nell'ultimo anno ha fatturato oltre 3 milioni. Il Comune ha messo a disposizione una sede che funziona da reception e occupa due persone. Il businness fa bene all'economia del territorio. Cerco i soci della srl non diventano milionari, ma l'operazione sta in piedi e dà margini. Non solo. Nell'albergo diffuso lavorano varie donne che si occupano delle pulizie. Altri redditi che prodotti in loco. A chi negli scorsi anni polemizzava sull'investimento milionario dico che, almeno a Polcenigo, l'Albergo diffuso ha funzionato e funziona. Non a caso sul modello Polcenigo sono state costruite delle tesi di laurea e io stesso sono stato chiamato a tenere una lezione a Milano su Polcenigo little smart town».
Il segreto?
«Innanzitutto le persone. Poi la posizione geografica favorevole di Polcenigo che offre attrattive turistiche, ma è a due passi da Venezia, Cortina e Trieste. Neppure Milano, Bologna e Firenze, città d'arte, sono lontanissime. Non solo. Offre tutti i vantaggi del soggiorno in un paese, non a caso inserito tra i Borghi più belli d'Italia, a dimensione di uomo, lontano da caos e turismo di massa».
Chi è il cliente tipo?
«Qui arriva chi ama il turismo lento e green e che vuole confrontarsi coi ritmi di una piccola città. Ma vuole anche scoprire angoli sconosciuti, ma bellissimi, della Pedemontana. Gente in fuga dal turismo marmellata. Molte camere sono occupate dai parenti dei malati in cura al Cro di Aviano, famiglie di militari Usaf, pendolari del commercio, clienti e imprenditori delle Fiere di Pordenone. Si tratta di un flusso continuo che, nonostante la pandemia, è continuato».
Dalla teoria alla pratica, quando avete capito che l'idea era vincente?
«Inizialmente in tanti erano critici. E il successo coinciso con l'adunata nazionale degli alpini ma avrebbe potuto essere un successo effimero. Invece dopo le penne nere le persone hanno continuato a occupare in tutti i mesi dell'anno i 114 posti letto delle nove case che formano l'albergo diffuso tra Polcenigo, San Giovanni, Coltura, Range e Mezzomonte. Sono camere-appartamento a misura di persona singola o di famiglia composta fino a sei/sette persone».
Dal 2014 a oggi cosa è cambiato?
«I soci hanno scommesso sulla qualità, dotando tutte le camere di aria condizionata e collegamento internet con fibra ottica: una tecnologia che pone Polcenigo all'avanguardia in Italia e in Europa e che come amministrazione conto di potenziare».
Esame Covid superato?
« E a pieni voti. Ormai l'albergo diffuso fa parte dei gusti dei consumatori siano turisti oppure altro».
Della Toffola, in conclusione, cosa riserverà il futuro al progetto albergo diffuso?
«Tante altre soddisfazioni. Credo sia un brand che continuerà a piacere a chi è stanco del turismo marmellata, dove Firenze, Milano, Parigi o Londra sono schiavi di stereotipi che non lasciano spazio all'immaginazione. Dove i turisti vivono accatastati in mega alberghi, con routine schematizzate. L'albergo diffuso restituisce al turista una dimensione diciamo più umana, dove il rapporto tra le persone è una delle attrazioni della visita. Non va dimenticato che questa terra, anche se in tanti non lo sanno, offre bellezze storiche e architettoniche uniche. La mia amministrazione cercherà di valorizzarle, a partire dalla riscoperta dei reperti paleolitici del Palù, dall'impronta (della quale abbiamo fatto anche un calco) del dinosauro e di tanto, tanto altro ancora».
Roberto Ortolan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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