Plagiata accusò il patrigno di abusi sessuali, ricomincia il processo

Martedì 12 Dicembre 2017
PORDENONE Rinvio a giudizio bis per il 46enne della provincia di Pordenone che nel 2014 fu condannato a 6 anni di reclusione per violenza sessuale e calunnia. Così ha deciso ieri il gup Rodolfo Piccin, accogliendo la richiesta del pm Maria Grazia Zaina. Il processo verrà celebrato per la seconda volta. La Corte d'appello, infatti, aveva annullato tutto per un difetto di notifica e la Procura fu costretta a ricominciare dall'incidente probatorio davanti al gip. La vittima degli atti sessuali adesso è una ventenne. Secondo l'accusa, nel 2011, quando aveva 14 anni, sarebbe stata plagiata da un amico di famiglia. È tutelata dall'avvocato Alberto Fenos, che rappresenta anche i genitori della ragazza, vittime della calunnia. Il Pm ritiene che la giovane sia stata sedotta dall'amico di famiglia con sms, ricariche telefoniche, carezze e attenzioni. Quando la mamma si è resa conto che il rapporto tra i due era ambiguo, aveva proibito alla ragazza di vederlo. L'uomo, secondo l'accusa, l'avrebbe plagiata e convinta a denunciare il patrigno, accusandolo di aver abusato di lei. La 14enne fu accolta in una casa famiglia, fase un cui ritrattò e fornì al magistrato un'altra versione. La difesa del 46enne - l'avvocato Piero Cucchisi - aveva sempre insistito sulla scarsa credibilità della ragazza, sottolineando che aveva fornito diverse versioni agli inquirenti. Ma per la Procura la giovane è credibile, tanto da spingere il pm a chiedere per la seconda volta in rinvio a giudizio dell'allora 46enne. Nel primo processo l'uomo era stato condannato a sei anni per atti sessuali con una minorenne consenziente, ma in condizioni di inferiorità psico-fisica in quanto immatura e inconsapevole di ciò che stava accadendo.
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