Pestaggio? Era il paciere, cancellata la condanna

Martedì 17 Ottobre 2017
IL PROCESSO
PORDENONE Murad Dudaev, 27 anni, di Pordenone, aveva sempre parlato della vendetta di un fidanzato geloso: «Mi ha accusato per via di un flirt che ho avuto con la sua fidanzata». A credergli è stata la Corte d'appello di Trieste, che con un'assoluzione (il fatto non sussiste) ha spazzato via una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione inflitta nel 2015 dal Tribunale di Pordenone per lesioni gravi aggravate dai futili motivi. Al suo coimputato Marin Ceban, 31 anni, moldavo, la stessa pena è stata ridotta a un anno (concessa la condizionale). A difendere Dudaev, il russo che entrò nelle indagini sul duplice delitto di Pordenone con il suo fiume di dichiarazioni, c'era l'avvocato Roberto Rigoni Stern, uno dei due difensori di Giosuè Ruotolo. Entrambi gli imputati rimasero due anni con l'obbligo di firma e per Dudaev seguì un ulteriore anno con obbligo di dimora a Pordenone.
La vicenda risale al 1. settembre 2013. Ad accusare Dudaev e Ceban era stato Dmitry Mirolayed, kazaco, a cui avevano spaccato faccia e denti perchè chiedeva la restituzione di un prestito di 20 euro. Mirolayed incontrò Ceban in piazza Duca d'Aosta, vicino all'info point, e gli chiese la restituzione di 20 euro. Fu invece picchiato selvaggiamente: un pugno gli fece saltare un dente, un altro colpo gli spaccò le labbra e un calcio gli fratturò una costola. In ospedale, dove gli ricucirono le lacerazioni e lo medicarono, gli riscontrarono l'indebolimento di un secondo dente con danno alla masticazione. La Procura inquadrò la vicenda come un pestaggio per «uno sgarbo che andava sanzionato», riferendosi alla richiesta della restituzione del prestito.
Ceban e Dudaev avevano invece contestato la ricostruzione di Mirolayed. Dudaev quel giorno era all'info point perchè doveva inviare del denaro al fratello in Russia. Quando uscì vide il kazako e il moldavo che si picchiavano e intervenì per separarli. Con lui c'era la fidanzata, che al processo tentò di scagiornalo, ma per lei furono mandati gli atti in Procura affinchè fosse valutata la falsa testimonianza.
C.A.
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