Padre torna a casa dopo 14 mesi di carcere preventivo

Giovedì 26 Aprile 2018
IL CASO
PORDENONE Ha ottenuto gli arresti domiciliari dopo 14 mesi di carcere preventivo e un iter processuale che ha visto il suo caso rimbalzare dal Tribunale alla Cassazione, per poi riapprodare in udienza preliminare. È la storia di un padre di 41 anni chiamato a rispondere di un'accusa orribile: violenza sessuale aggravata nei confronti della figlia che all'epoca dei fatti aveva appena undici anni. L'uomo era stato sottoposto a misura cautelare in carcere dal 27 febbraio 2017. Il pm Federico Facchin aveva chiuso in tempi rapidi le indagini e chiesto il processo immediato. La difesa aveva invece optato per un rito abbreviato condizionato. Il pasticcio avviene in questa fase. Il legale rinuncia all'istanza. La richiesta di immediato del pm è scaduta e il gup rinvia a giudizio il 41enne. È davanti al collegio che emerge l'errore procedurale. L'istanza di abbreviato era irrevocabile? Nel dubbio a novembre 2017 viene chiesto l'intervento della Cassazione, che fa nuovamente retrocedere il processo in preliminare.
In tutto questo periodo l'uomo è rimasto in carcere in attesa di giudizio. O meglio, con il procedimento che lo riguarda sospeso. Adesso che la Cassazione ha sbloccato il processo, tornerà davanti al giudice per le udienze preliminari il 21 maggio. Nel frattempo l'avvocato Cesare Stradaioli, che difende l'imputato, il 24 aprile è riuscito ha farlo uscire dal carcere. Ha ottenuto i domiciliari con il parere favorevole del pm. Secondo il gip, l'uomo si sta ravvedendo e non c'è motivo di applicare la misura cautelare più restrittiva. Anche se c'è un altro aspetto che sta emergendo. La figlia sta fornendo dichiarazioni diverse rispetto a quelle che hanno portato il padre in cella.
I fatti risalgono al 2013. La vittima sostiene che il genitore avrebbe abusato di lei approfittando del fatto che la madre era fuori casa. Per quattro anni avrebbe subito abusi senza mai confidarsi con alcun parente. È a scuola, con le amiche, che ha cominciato a parlare. Ed è la scuola che ha preso contatti con le forze dell'ordine per tutelare la ragazza.
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