Ondata di maltempo Ora trema la montagna

Venerdì 15 Novembre 2019
NUOVA ONDATA
PORDENONE Le previsioni meteo già da mercoledì erano piuttosto critiche. Tali da fare mobilitare - da ieri - a Pordenone i gruppi comunali di Protezione civile al fine di monitorare e rendere efficienti i sistemi di scarico e deflusso delle acque di rogge e canali. E sempre da ieri è scattato il sistema di sorveglianza continuativa degli invasi delle dighe montane, sia in Val Tramontina che in Valcellina. Nella giornata di tregua di ieri dai bacini montani si è continuato a scaricare in maniera regolare in modo da mettere gli invasi in condizione di ricevere l'acqua piovana rispetto all'ondata di maltempo prevista da oggi, ma per l'intero fine settimana. Vista la quantità di piogge previste - sia in montagna che in pianura - non è improbabile che i fiumi in pianura vengano messi a dura prova.
LA MONTAGNA FERITA
Ma ancora una volta a tremare e a temere il peggio è la montagna. A distanza di un anno esatto dalla tempesta del Vaia che mise in ginocchio gran parte della montagna pordenonese (in particolare a essere devastata era stata l'area della Val Settimana in Comune di Claut) diverse sono le ferite nel territorio ancora aperte. Nelle ultime ore nelle vallate è cresciuto il timore. Viste le previsioni per le prossime ore la preoccupazione è rivolta in particolare al forte vento e alla grande quantità di precipitazioni piovose in un territorio che sta faticosamente rialzando la testa. I bollettini della sala operativa della Protezione civile regionale di ieri non erano per nulla rassicuranti. Sulle zone occidentali della regione erano previste per oggi piogge molte intense - specie sulle Prealpi carniche e in Carnia - con possibili temporali e forte vento. Nevicate soltanto sopra i 1.600-1.800 metri. Sulla costa soffierà in maniera sostenuta lo scirocco ostacolando il deflusso dei fiumi al mare. Con il conseguente alto rischio di ingrossamento dei corsi d'acqua. E piogge, in particolare nel pomeriggio, non previste anche per la giornata di domani. Tempo incerto pure per domenica. Insomma, un quadro che apre a possibili scenari preoccupanti. È in particolare in montagna che i timori per l'annunciato maltempo riportano la memoria a un anno fa. «È stato un anno - sottolinea Gianandrea Grava, presidente del Parco delle Dolomiti Friulane, ente che ha assistito i piccoli comuni montani nelle pratiche per i finanziamenti e per i lavori - molto complicato. Si sono fatti diversi lavori, un'altra parte importante di opere nei diversi Comuni è stata già appaltata. Molto resta ancora da fare, in particolare sulla viabilità in Val Settimana per rendere raggiungibile il rifugio Pussa. Ma parecchio è già stato fatto. Speriamo che l'ondata di maltempo prevista non vanifichi tutto ciò che si è fatto fino a oggi. Il territorio montano non sarebbe in grado di sopportare un'altra botta che rimetterebbe tutti in ginocchio». Oltre una decina di milioni tra lavori già realizzati e appalti in corso. Lavori ancora in corso anche nella zona maggiormente devastata: il bosco in località Lesis, in comune di Claut dive il fortissimo vento aveva spazzato via migliaia di alberi.
LA POLEMICA
Immancabile con il maltempo arriva la polemica politica. Stavolta al centro è un finanziamento di 300 mila euro (arrivato dal governo nell'ambito del Piano Bacini) stanziati ad aprile per incrementare la capacità di laminazione dei bacini della Val Meduna, Ca' Selva, Ca' Zul e Ponte Racli. «Quei soldi - sottolinea il consigliere regionale Pd Nicola Conficoni - dovrebbero servire per interventi anti-piena sui bacini. Ma a distanza di un anno dalla presentazione di una interrogazione su iter e loro utilizzo la Regione, coinvolta nelle eventuali opere, non ha ancora risposto».
D.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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