Moretton torna in pista con Fulchir

Giovedì 17 Settembre 2020
IL CASO
PORDENONE Altra mission e altra proprietà, ma stessi dipendenti: alla fabbrica ex Safilo di Martignacco il 1° ottobre si riaprono le porte per produrre mascherine, guanti in nitrile, protesi esterne e, in prospettiva, colonnine per ricarica e accumulatori di energia elettrica. Ieri nelle sale del cinema di Città Fiera di Martignacco i sindacati hanno illustrato ai lavoratori l'accordo quadro raggiunto con la nuova proprietà, la famiglia friulana Fulchir, originaria di Buja, e domani pomeriggio, nella sede di Confindustria Udine, ci sarà la firma per il passaggio di proprietà del ramo d'azienda e dei dipendenti che hanno accettato il trasferimento da Safilo a iVision Tech, il nome della società che subentra e che ha come presidente Gianfranco Moretton, politico di lungo corso ed ex assessore regionale, e quale amministratore delegato Stefano Fulchir. Hanno accettato di ricominciare sotto altra insegna 189 dei 200 dipendenti già Safilo, praticamente la totalità, ha aggiornato ieri Fulchir a margine dell'appuntamento promosso dai sindacati, perché alcuni hanno liberamente scelto altre strade. Nel passaggio da un'azienda all'altra, è previsto «il mantenimento della stessa Ral», spiega in termini tecnici Fulchir, in pratica lo stesso stipendio con contratti legati al comparto chimico-industriale.
«I lavoratori saranno assunti nell'arco di 2 anni, tra i 90 e i 100 il primo anno, con 40 unità subito operative per far ripartire l'azienda, e la restante quota nell'anno successivo», ha dettagliato Fulchir, in parallelo allo sviluppo del piano industriale previsto. Si parte con la produzione di mascherine e poi, probabilmente a fine ottobre, di guanti in nitrile. «Molte aziende si sono affacciate a questo mercato scoppiato con il Covid-19, ma noi possiamo dire di avere già una realtà ben avviata ha specificato Fulchir -. Siamo stati la prima azienda certificata dall'Istituto superiore di Sanità in Friuli Venezia Giulia per questa tipologia di produzione e attualmente nello stabilimento di Trieste confezioniamo 5 milioni di mascherine. Il mercato è in grado di assorbirne molte di più e noi guardiamo anche all'Europa». Appartiene a questa divisione dedicata ai dispositivi medici, anche la previsione «di produrre protesi esterne, proprio per la tipologia di macchinari, per esempio le frese, presenti nello stabilimento e le conoscenze delle maestranze».
L'altra divisione con cui il piano industriale pensa di rilanciare l'ex Safilo di Martignacco è quella dedicata alla e-mobility. «Quello connesso con le colonnine di ricarica e gli accumulatori di energia elettrica è un altro business che sta crescendo spiega l'imprenditore e su questo progetto stiamo lavorando già da otto mesi». Nel sindacato si respira, in generale, un cauto ottimismo. Se, infatti, sta prendendo corpo l'alternativa alla chiusura definitiva dell'azienda, all'appello manca ancora un passaggio al ministero del Lavoro per aver garantita la cassa integrazione a quanti non saranno subito assorbito.
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