Mercatone Uno, licenziati via social

Domenica 26 Maggio 2019
Mercatone Uno, licenziati via social
SACILE
Doccia fredda per i clienti del Mercatone Uno che ieri si sono recati all'entrata del punto vendita per ritirare prodotti già pagati: serrande abbassate e un silenzio assordante. Così i rumors che nei giorni davano per spacciato il gruppo, passato lo scorso anno sotto l'ala protettrice della Shendon Holding srl nata due anni a fa Milano per rilanciare il marchio, hanno trovato conferma: la società è stata dichiarata fallita venerdì dal tribunale fallimentare di Milano. Alla preoccupazione dei clienti si è aggiunta ieri l'amara sorpresa anche per i circa 1800 dipendenti del gruppo che, senza alcun preavviso, si sono recati normalmente a lavoro trovando però chiusi i centri commerciali e i magazzini. Nelle settimane scorse la Shernon Holding aveva inoltrato domanda di concordato preventivo in continuità fino al 30 maggio, data prevista per un incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico nella speranza di trovare un'ancora per il salvataggio dell'azienda. Ma le speranze sono crollate prima. Un calcio in faccia per quei lavoratori che, anche a Sacile, hanno già subito lo scorso anno una riduzione dell'orario, e conseguentemente del salario, nella speranza di salvare almeno il posto di lavoro. A soli otto mesi di distanza, la campana a morto è arrivata come un fulmine a ciel sereno.
I SINDACATI
«La notizia della dichiarazione di fallimento - spiega Massimiliano Burelli, rappresentante della Filcams Cgil, sindacato cui sono iscritti gran parte dei dipendenti del Mercatone di Sacile - è circolata venerdì notte. Neppure i vertici nazionali del sindacato erano informati di ciò che stava accadendo. Nell'ultimo incontro con il Mise, ad aprile, si prospettava di fronte alle difficoltà della Shernon il passaggio all'amministrazione controllata. Invece era in atto, all'insaputa dei lavoratori e dei loro rappresentanti, una procedura di dichiarazione di fallimento su richiesta di un creditore. Lunedì pomeriggio è in programma un'assemblea con i dipendenti del punto vendita di Sacile per decidere le iniziative da promuovere». Nessuna luce in fondo al tunnel, come in tanti speravano solo pochi mesi fa e nessuna notizia sulla liquidazione delle spettanze dei lavoratori, tra cui lo stipendio di maggio e il tfr. Intanto ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha anticipato a domani l'incontro al Mise previsto per il 30 maggio.
LO SCONFORTO
Oltre ai 1860 dipendenti dei punti vendita rilevati dalla Shernon Holding che hanno appreso la propria malasorte da Facebook, vi sono altri diecimila lavoratori dell'indotto, impiegati in circa cinquecento aziende fornitrici del gruppo, costretti a fare i conti con il timore di pesanti contraccolpi che potrebbero far sentire le loro conseguenze nei prossimi mesi. Le aziende fornitrici, esposte per milioni di euro, si sono intanto costituite in associazione per affrontare una situazione che si prospetta incandescente. Al rischio di un effetto a catena pesante per migliaia di lavoratori e per centinaia di aziende si aggiunge inoltre il timore di quei clienti che ieri si sono recati a ritirare merce in consegna già pagata e hanno, appunto, trovato le serrande abbassate senza che venisse loro fornita alcuna informazione. La speranza di tutti è che nei prossimi giorni venga fatta almeno un po' di chiarezza. Una chiarezza cui hanno diritto, soprattutto, i lavoratori gettati su una strada di punto in bianco.
Daniela Pillon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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