Medici di base sotto assedio. Lucchini: «Rischio tensioni»

Venerdì 3 Luglio 2020
Medici di base sotto assedio. Lucchini: «Rischio tensioni»
IL NODO
PORDENONE Il sistema delle prenotazioni delle prestazioni intasato si trasforma in una pressione elevata sulla rete dei medici di base. E il circuito genera un altro corto. I pazienti che si vedono rimbalzare al centralino dell'Azienda sanitaria, infatti, in alcuni casi sono invitati a rivolgersi al proprio medico di fiducia per ottenere - se del caso - una priorità maggiore per la propria visita. A loro volta, però, i medici di medicina generale non possono certificare un quadro clinico non corrispondente a quello reale, magari per il solo fatto di aiutare un paziente ad ottenere una visita in anticipo. E il sistema si inceppa del tutto.
«Siamo perfettamente a conoscenza delle difficoltà che si incontrano nella prenotazione delle visite con priorità P - ha spiegato il presidente dell'Ordine dei medici di Pordenone, Guido Lucchini -, e spesso gli assistiti cercano di ripararsi da noi medici di base. Siamo sommersi dalle richieste per delle visite con priorità più alta. Noi però non possiamo firmare documenti non veritieri, commetteremmo un falso in atto pubblico. Non nascondiamo il fatto di sentirci in difficoltà con i nostri stessi pazienti. In alcuni casi si generano situazioni di tensione tra medico e assistito: noi vogliamo sempre aiutare un paziente, ma non dichiarando il falso». I medici di base spiegano senza alzare i toni quella che ormai è diventata una difficoltà con la quale confrontarsi giornalmente. «Anche dall'Azienda sanitaria - prosegue Lucchini - arriva alcune volte il consiglio di rivolgersi al proprio medico di base». Ma sempre più spesso anche la seconda porta è sbarrata come la prima.
Ed è in quel momento che inizia la migrazione verso il sistema privato. «C'è chi lo fa per paura di non stare bene - termina il suo intervento il presidente dell'Ordine dei medici della provincia di Pordenone - e chi perché vuole smaltire in fretta una visita programmata». È l'ennesima coda del Coronavirus in provincia di Pordenone. Stavolta riguarda l'universo degli altri disturbi, che non sono Covid ma che sono sempre esistiti.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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