Malati a casa in picchiata Una sola unità territoriale

Domenica 31 Maggio 2020
MALATI A CASA
PORDENONE In un quadro complessivo che in provincia di Pordenone vede il virus arretrare con passo spedito ogni giorno, c'è un altro dato in picchiata: è quello dei pazienti positivi che stanno trascorrendo la degenza a domicilio, in isolamento. Ad oggi sono circa una trentina, ma nel conteggio reso ogni giorno dalla Prefettura del capoluogo non si fa distinzione tra pazienti sintomatici e soggetti asintomatici. Ma dalle sentinelle del territorio, cioè dai medici che seguono da vicino i malati di Covid-19 si apprende che in provincia attualmente i pazienti sintomatici a domicilio sono davvero pochissimi. Meno di un quinto rispetto al totale degli isolati. Una quota che ha fatto propendere l'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale per una decisione: le Usca, cioè le unità speciali di continuità assistenziale create tra la fine della fase uno e l'alba della fase due, non devono più essere nominate al plurale. Ne è rimasta infatti soltanto una, con sede a Pordenone. E in questi giorni è disoccupata. I medici e gli infermieri che ne fanno parte - sia chiaro - restano preziosi e continuano a monitorare la situazione grazie anche all'aiuto dei medici di base, ma di chiamate che si traducono in interventi praticamente non ne arrivano più. Erano poche già pochi giorni dopo il varo dell'iniziativa, ma oggi sono diventate ancora più rare.
LA SCELTA
L'Usca sopravvissuta, però, non va definitivamente in pensione. L'Azienda sanitaria mantiene ancora oggi un occhio vigile sul territorio, perché la filosofia è sempre la stessa: bisogna essere pronti nel caso in cui il virus dovesse rialzare la testa e ritornare a colpire. Quindi il progetto non finisce in soffitta, anche se le dimensioni dell'impegno risultano fortemente ridimensionate. «L'unità speciale - ha spiegato il presidente provinciale dell'Ordine dei medici, Guido Lucchini - deve essere ancora pronta ad intervenire sul territorio. La collaborazione con i medici di medicina generale, che hanno il polso dei propri pazienti e del territorio, si è dimostrata affidabile e proficua. Il lavoro continua, ma soprattutto bisogna assicurare al sistema sanitario una risposta rapida in caso di bisogno. In questo periodo i professionisti delle Usca hanno gestito a domicilio i pazienti sintomatici colpiti dal Covid-19. Lo strumento si è dimostrato utile, anche se ora i malati veri e propri sono davvero pochi in provincia». Il lavoro delle Usca è stato studiato nei minimi dettagli. Medici e infermieri sono dotati dei massimi livelli di protezione individuale. Camici, visiere, guanti mascherine non chirurgiche ma in grado di evitare sia di contagiare che di essere contagiati. All'unità è stata assegnata un'auto aziendale, che deve essere sanificata dopo la fine di ogni turno di lavoro. Il materiale di protezione è costantemente rinnovato.
MANIAGHESE
Una Usca particolare prende invece servizio a Maniago. Non sarà uguale all'altra, perché tratterà solo la gestione dei casi emersi nelle residenze per anziani negli ultimi giorni. Si tratta com'è noto di pazienti completamente asintomatici. L'assistenza, quindi, sarà completamente diversa rispetto a quella a cui erano chiamate le prime Usca scese in campo agli ordini dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale.
MEDICI DI BASE
Sempre il presidente provinciale dell'Ordine dei medici, Guido Lucchini, ha riferito a proposito della campagna di tamponi a tappeto che negli ultimi giorni ha riguardato anche i suoi assistiti, cioè i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici della continuità assistenziale. Tutti i professionisti che sono stati sottoposti al test sono risultati negativi e possono continuare a lavorare senza preoccupazioni.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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