Lotta alle microplastiche nel mare, patto con l'Arpa

Mercoledì 15 Agosto 2018
AMBIENTE
MUGGIA Ogni minuto che passa, l'equivalente di un camion di rifiuti finisce nei mari e negli oceani del mondo. Quello che resta visibile agli occhi, sulle spiagge e sulla superficie del mare, è pari solo al 15% della mole di rifiuti che giacciono sul fondo del mare. Senza contare i danni economici che il fenomeno del marine litter provoca al comparto produttivo del settore pesca. Secondo uno studio commissionato dall'Ue, l'impatto economico per la pesca è stimato intorno ai 61,7 milioni di euro all'anno, risultando il secondo settore più danneggiato dai rifiuti marini dopo quello del turismo. Un dato che potrebbe subire un calo solo attraverso la prevenzione del rifiuto, la raccolta, il riciclo e la sperimentazione di nuovi materiali.
Di questo si è parlato ieri al convegno organizzato in occasione dell'ultima tappa del viaggio di Goletta Verde, realizzato con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Muggia. Al centro del dibattito le emergenze legate allo stato di salute dei nostri mari, a partire dalle plastiche in mare. In particolare, in regione, su un'area di 1.200 metri quadrati, sono stati rinvenuti 918 rifiuti per ogni 100 metri lineari di spiaggia. La plastica è stato il materiale più trovato, pari al 97% del totale, seguita da metallo (1,5%), carta/cartone (0,7%) e vetro/ceramica (0,4%). Pesca e acquacoltura sono i responsabili del 39% degli oggetti monitorati. Nella top ten dei rifiuti, infatti, a farla da padrona reti o sacchi per mitili o ostriche (calze), con una media di 340 rifiuti ogni 100 metri.
«Come emerso dall'indagine Beach Litter commenta Andrea Wehrenfennig, presidente di Legambiente Trieste pesca e acquacoltura restano tra le cause principali del beach litter. Per questo, è urgente un monitoraggio che consenta di studiarne e gestirne gli effetti, prima che sia troppo tardi. A tale scopo, Legambiente Fvg stipulerà una convenzione con l'Arpa, finalizzata alla collaborazione e allo scambio di dati sui rifiuti spiaggiati, su quelli galleggianti e sui rifiuti sommersi oltre che su quelli depositati sulle rive dei fiumi e torrenti. Lo scambio di dati riguarderà anche i progetti di monitoraggio e ricerca applicata alla gestione dei rifiuti provenienti da attività di nautiche, di pesca e di acquacoltura. Ciò al fine di avere un quadro che sia il piò completo possibile e che permetta di contenerne gli effetti».
Oltre a questo - ha aggiunto Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde - «sarebbe utile l'attuazione del fishing for litter che coinvolga pescatori, Direzione marittima, Autorità portuale e Arpa per la gestione e il riciclo dei rifiuti trovati in mare. Inoltre, all'enorme dispersione delle calze da mitilicoltura - che mettono a rischio anche l'ecosistema del mare - si deve presto trovare una soluzione mediante gestioni virtuose degli impianti di allevamento e di tutta la filiera, e attraverso la ricerca di materiali alternativi e compostabili». Ibnfine è stato sottolineato come anche i cittadini abbiano la loro parte di responsabilità, attraverso l'«usa e getta» della plastica: proprio per questo Legambiente ha lanciato una campagna di sensibilizzazione (Usa e getta, no grazie), per la prevenzione e la messa al bando di alcuni prodotti usa e getta.
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