LOCALI PUBBLICI
PORDENONE L'incubo è rappresentato da un numero, declinato

Mercoledì 30 Settembre 2020
LOCALI PUBBLICI PORDENONE L'incubo è rappresentato da un numero, declinato
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PORDENONE L'incubo è rappresentato da un numero, declinato in percentuale: meno sessanta per cento. Un massacro anche per le attività più solide. Alle spalle invece c'è una cifra consolidata, che non può cambiare: meno quaranta per cento, il risultato dell'estate. È stato con questi dati sul tavolo che ieri si è svolta la riunione dei baristi e dei ristoratori di Pordenone. Non il solito incontro. O meglio, non l'incontro a cui si era abituati qualche mese fa, quando il problema più grave era rappresentato da quattro transenne dei cantieri. Ora il mostro si chiama autunno, una stagione che baristi e ristoratori speravano fosse di ripresa. Invece il virus è ancora qui, rialza la testa e minaccia soprattutto gli ambienti chiusi. Ecco allora che proprio il vertice di ieri è servito ai titolari dei locali per ipotizzare qualche soluzione in grado di arginare quella che altrimenti sarà un'emorragia di clienti. E di incassi.
LE IDEE
Si calcola che con il clima freddo e l'assenza di spazi esterni coperti, i bar di Pordenone possano perdere circa un terzo delle sedute esistenti nei plateatici. I dehors sono stati ampliati in deroga, ma molti posti non saranno utilizzabili con il brutto tempo. Scartata anche la soluzione delle coperte per riscaldare i clienti. «Troppo alto il rischio che maneggiandole si possa diffondere il virus», spiega Fabio Cadamuro (Ascom). «La maggior parte dei titolari - ha aggiunto - si doterà di riscaldatori, come ad esempio i classici funghi». Non arriveranno aiuti economici in tal senso, ognuno spenderà di tasca propria. Ma la vera preoccupazione riguarda gli spazi interni, ridotti all'osso dalle norme anti-contagio. Si dovrà contare sulla collaborazione dei clienti. «Un fattore che oggi purtroppo vediamo sempre meno - ammonisce sempre Cadamuro -: sono tanti i clienti che entrano con la mascherina appesa al braccio e che rifiutano di indossarla all'interno dei bar. Credo che dobbiamo tornare ai livelli di attenzione di inizio maggio: durante la riunione è stato raccomandato a tutti i titolari degli esercizi pubblici di ricominciare ad essere assolutamente inflessibili».
I TIMORI
Le paure degli esercenti non sono tanto focalizzate sulla possibilità di nuove chiusure, al momento nemmeno pensabili, quanto sulle probabili perdite economiche figlie del periodo autunnale. «Già il rinvio di Incontriamoci a Pordenone e della Festa dei nonni ci colpirà - va avanti Cadamuro - e nemmeno le casette di Natale avranno molta possibilità di esserci ai livelli degli scorsi anni. Temiamo una perdita secca del 60 per cento rispetto agli anni passati. Rimaniamo ottimisti, ma questi sono i timori reali». Ma c'è uno scenario ancora peggiore, ed è quello relativo a un'emergenza più lunga, cioè estesa anche alla prossima primavera. «Se le regole quella volta non saranno cambiate - conclude amaramente Cadamuro - allora sì che chiuderemo. E lo faremo in tanti, senza altre possibilità». Il Comune ha provato e sta provando in tutti i modi ad aiutare i commercianti e gli esercenti alle prese con le restrizioni. Il sindaco Alessandro Ciriani, ad esempio, ha già promesso l'estensione dell'esenzione dalla Cosap (la tassa per l'occupazione del suolo pubblico) per tutti gli ampliamenti dei dehors anche oltre il 30 novembre. Un vantaggio che resterà, ma che inevitabilmente non potrà fungere da stampella perenne.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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