Licenziamenti, tremano centinaia di lavoratori

Sabato 8 Agosto 2020
LAVORO DIFFICILE
PORDENONE Con la soluzione trovata dal governo che prevede i licenziamenti variabili fino a fine anno l'ipotesi di una maxi-ondata di licenziamenti in un colpo solo è stata scongiurata. Ma sono stati in molti a tremare tra i lavoratori delle aziende che sono più in difficoltà e che magari hanno già terminato - o termineranno a settembre - il periodo previsto di cassa Covid. Il maggiore utilizzo degli ammortizzatori sociali nel sistema produttivo del Friuli occidentale è stato utilizzato in particolare nel settore dell'industria meccanica legata all'automotive. Un comparto che mostrava già un rallentamento prima dell'emergenza Covid e che poi durante il lockdown ha visto peggiorare la situazione. Mentre altri ambiti dell'industria manifatturiera pordenonese stanno evidenziando segni anche forti di ripresa. Una ripresa che però ha una visibilità di mercato di cortissimo raggio: non si riesce a fare una previsione della situazione dei mercati che vada oltre il mese di settembre o ottobre. Insomma, anche dove le cose stanno andando bene c'è una forte componente di incertezza legata anche a quello che sarà l'andamento epidemiologico della Covid-19. Ma i comparti che sono senza dubbio in maggiore difficoltà sono quelli del commercio, della ristorazione e del turismo in genere. Non meno in sofferenza altri segmenti produttivi legati sempre al terziario e ai servizi. È proprio sul fronte del commercio e del turismo che vi è la maggiore preoccupazione per una ripresa che ancora non si è vista. Ed è proprio in questi settori che le imprese si vederebbero costrette a licenziare una parte di addetti a fronte delle difficoltà e dei forti cali nei fatturati. Centinaia di addetti di negozi, bar, ristoranti, hotel. Ma anche di imprese di servizi come le agenzie turistiche. E a rischiare di più, ma questo vale un po' in tutti i settori, sono quei lavoratori con contratti a termine. I precedenti decreti d'urgenza hanno consentito finora le proroghe dei contratti a tempo. D'ora in avanti - a seconda di quando le imprese termineranno gli ammortizzatori sociali a disposizione - però potranno licenziare. Comunque non prima di metà novembre e non in un'unica soluzione. Si pensi solo che in Friuli Venezia Giulia i lavoratori somministrati (gli ex interinali, sia a tempo determinato che indeterminato) sono circa sedicimila. Si tratta dei cosiddetti lavoratori in affitto, cioé prestati dalla Agenzie interinali alle aziende che ne hanno bisogno per determinati periodi. È questa forse, con i contrattisti a termine, la categoria più esposta nel caso di sblocco dei licenziamenti.
NUOVE ASSUNZIONI
Ma in provincia il sistema produttivo sta mostrando anche un'altra faccia. Quella delle imprese che hanno dovuto tagliare le ferie e ricorrere a nuove assunzioni per fare fronte a un incremento di ordini. Non solo i casi della Jacuzzi di Valvasone (ha assunto per rispondere al boom di richieste di mini-piscine) e dell'Electrolux di Porcia (una cinquantina le assunzioni a termine da giugno) ma anche molte realtà del legno-arredo hanno ridotto ferie e assunto personale per rispondere ale commesse. Bene anche il comparto dell'agroalimentare. E pure nelle costruzioni c'è stata una ripresa e si fatica a trovare addetti specializzati. «L'economia pordenonese mostra certo un doppio aspetto. Ma ciò non toglie - sottolinea Cristiano Pizzo, segretario Cisl - che vi siano molte realtà ancora in difficoltà. Non siamo certo fuori dalla bufera. Per questo è necessario mantenere almeno fino all'inizio del 2021 la linea difensiva fin qui adottata per evitare un impatto sociale che sarebbe pesantissimo. È chiaro che il blocco dei licenziamenti è una forzatura, ma è necessario giocare in difesa ancora per un po'. Finché non maturano condizioni che rendano più gestibile la situazione».
D.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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