Landini: gestire i robot nelle fabbriche per creare lavoro

Venerdì 20 Ottobre 2017
Landini: gestire i robot nelle fabbriche per creare lavoro
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
PORDENONE «La digitalizzazione e la robotizzazione nelle imprese è già in atto. Il problema, rispetto a possibili ricadute occupazionali, è che la tecnologia non è mai neutrale. Va gestita e i processi di nuova automazione non vanno solo calati dall'alto. Deve diventare un tema della partecipazione nelle aziende. E si è visto che dove si è investito in questo senso si sono anche creati nuovi posti di lavoro». Maurizio Landini, già segretario generale della Fiom e dal luglio scorso nella segreteria nazionale della Cgil, nella Pordenone manifatturiera e innovativa (a San Vito c'è la fabbrica-scuola di Unindustria per le aziende digitali) spiega come i robot possono diventare anche una nuova opportunità. «Finora però - ha aggiunto - Industria 4.0 ha coinvolto solo grandi e medie aziende del Nord del Paese. Il vero problema sono le molte piccole che devono essere messe in grado di gestire questa grande trasformazione. Così va ripensata la formazione continua per tutti dentro le otto ore e pagata dalle aziende». Landini ha poi affrontato i nodi più ampi dell'economia nazionale: «Per una vera ripresa è necessario far ripartire gli investimenti, che sono il punto debole del nostro Paese. Un Paese che non a caso cresce meno rispetto al resto dell'Europa. Dalla manovra 2018 appena presentata dal Governo - secondo l'ex leader della Fiom - non arrivano le risposte giuste per far fronte a questo ritardo perché si insiste sulla strada sbagliata degli incentivi, già scelta con il jobs act, e dei finanziamenti a pioggia, mentre manca un'idea di sistema che riguardi anche il sostegno mirato all'innovazione, alla qualificazione del lavoro, a una politica delle infrastrutture e dei trasporti». Tornando poi sul tema del convegno - cioé il rapporto tra innovazione e lavoro - l'esponente nazionale della Cgil ha aggiunto: «Servono progetti il più possibile condivisi su come innovare, cosa produrre, con che tipo di lavoro e con quale sostenibilità ambientale». Ma possono esserci ricadute occupazionali pesanti? «Il tema non è nuovo ed è vero che l'innovazione può ridurre il lavoro, ma è altrettanto vero che le aziende che hanno assunto, in questi anni, sono soprattutto quelle che hanno investito in innovazione, perché un nuovo prodotto genera anche nuovi servizi e nuovi lavori». A margine del convegno interrogato sull'imminente scadenza dell'accordo del 2014 che ha salvato Electrolux (lui allora fu uno dei firmatari dell'intesa con il governo di Matteto Renzi) Landini si è limitato a dire: «Da tempo non seguo le vicende legate a Electrolux, spero solo si continui ad andare nella direzione indicata da quell'intesa». Su Electrolux era intervenuto invece il segretario Fiom, Maurizio Marcon: «È vero che i soldi della Regione sono serviti per la ricerca e sviluppo. Ma hanno portato all'assunzione di 60 ingegneri e a circa 150 operai in meno con ancora circa 200 esuberi. E con ricadute sui prodotti realizzati in Polonia».
d.l.
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