LA VERTENZA
PORDENONE Otto ore di vigilanza alla diga. Altre 16 di reperibilità

Venerdì 23 Febbraio 2018
LA VERTENZA
PORDENONE Otto ore di vigilanza alla diga. Altre 16 di reperibilità speciale, cioé obbligatoria sul posto di lavoro. E poi ancora altre 8 ore per la manutenzione degli impianti. Tra lavoro effettivo e reperibilità a disposizione fanno un turno unico di 32 ore di fila senza tornare a casa. E se per caso il collega della squadra di guardiania degli impianti è malato o assente e va sostituito (nelle ultime settimane sarebbe avvenuto già qualche volta) il turno si allunga a 56 ore consecutive. Sono i nuovi orari - in vigore dall'inizio di quest'anno - cui devono sottostare i nove lavoratori (fino al 2015 erano 15, poi sono arrivati i tagli) della Edison, la multinazionale che gestisce le dighe della Valtramontina. Gli storici impianti di Ca' Selva, Ca' Zul e di Ponte Racli (gli invasi che regolano i flussi di acqua sul Meduna) vengono vigilati dai nove dipendenti, divisi in tre squadre, h24 per 365 giorni l'anno.
SCOPPIA IL CASO
Dallo scorso primo gennaio i lavoratori, pur essendosi opposti all'ordine di servizio, svolgono responsabilmente i nuovi turni che però gli sconvolgono la vita. Turni così lunghi e - come sostengono gli stessi lavoratori - massacranti non sono sopportabili per guardiani che hanno in media 30 o 35 anni di servizio alle spalle. Insomma, una vita passata a fare la guardia alla diga. Per questo la loro protesta trasformata in vertenza - a fine 2017 il tentativo di siglare un accordo sindacale sui nuovi orari è fallito perché i guarda-diga si sono opposti anche al sindacato - è stata appoggiata dai sindaci della vallata e dal senatore uscente (LeU) Lodovico Sonego. «Dal 2015 alla fine del 2017 - il senatore ha ricostruito la vicenda in un incontro con sindaci e lavoratori - Edison ha ridotto il numero di addetti per squadra, da 5, prima a quattro e poi a tre. Il numero ridotto di personale ha portato a questi orari che, per garantire il presidio continuo degli sbarramenti, comportano condizioni di lavoro che compromettono la garanzia psico-fisica degli operatori con il rischio della sicurezza per il territorio, vista la delicatezza e l'importanza il tipo di servizio cui gli addetti alla guardia sono chiamati». La nuova turnistica ha avuto il via libera dal ministero delle Infrastrutture che ha competenza sulla vigilanza delle dighe nazionali. Sonego - che sul caso ha presentato una doppia interrogazione (con la richiesta di revocare le autorizzazioni all'orario) ai ministeri delle Infrastrutture e del Lavoro, oltre che trasmettere il dossier alle sedi locali di Inps, Inail, Ispettorato del lavoro e Azienda sanitaria - sottolinea che «la ristrutturazione oraria è stata voluta da Edison per ragioni di risparmio sul costo del lavoro e quindi di profitto. Le stesse ragioni e la logica del profitto - non ha esitato a evocare la vicenda del Vajont - in nome del quale si erano ridotte le risorse umane sulla sicurezza degli impianti e della popolazione di questo territorio già, oltre 50 anni fa, così duramente colpito dalla tragedia del Vajont».
LA PROTESTA
«Dopo 30, 35 anni di lavoro - ha raccontato ieri uno dei lavoratori - ci siamo ritrovati questa tegola. Noi, per un vita siamo stati abituati a stare svegli, nel turno di reperibilità speciale non riusciamo a dormire. E non riusciamo più a dormire nemmeno a casa. Orari così ti sconvolgono la vita. L'azienda deve capire che non possiamo stare due giorni a disposizione senza tornare dalla nostre famiglie. Un sistema che, di fatto, ci fa lavorare due mesi nell'arco di uno. E per 15 euro lordi a notte. Salvo poi - conclude amaro - sentirci proporre il contratto Sky per guardare la tivù».
Davide Lisetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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