La Savio in vendita, finirà in mani straniere

Martedì 21 Novembre 2017
La Savio in vendita, finirà in mani straniere
SUL MERCATO
PORDENONE La Savio, dopo sei anni di gestione da parte del fondo di private equity italo-francese Alpha, vine messa nuovamente sul mercato. Il fondo, senior partner è Edoardo Lanzavecchia, ha deciso di mettere in vendita il Gruppo Savio lanciando un'asta internazionale: proprio questa settimana parte l'invio dei pre-dossier ai potenziali acquirenti. Siamo nella fase ancora preliminare dell'operazione che punta a vendere il 100% dell'azienda, storica realtà ultracentenaria oggi leader mondiale nelle macchine utensili che - anche dopo diversi passaggi di mano - ha mantenuto quartier generale e cervello a Pordenone. Pur crescendo sia in Italia che in Europa (Germania, Svizzera, Belgio, Repubblica Ceca) oltre che con le società controllate in Cina e India. Oltre ai circa 500 dipendenti (e alla rete di fornitori) di Pordenone ve ne sono altri mille nel mondo. Un fatturato, nel 2016, di 356 milioni e 16 milioni di utile, ricavi previsti per quest'anno di 55 milioni in linea con il margine operativo lordo. La valutazione attesa dal fondo Alpha è di circa 500 milioni di euro. Entro marzo 2018 - confermano fonti vicine al fondo di private equity - sono attese le offerte vincolanti dei potenziali acquirenti. L'operazione potrebbe perciò chiudersi tra la primavera e l'estate.
Intanto si sarebbero fatti avanti diversi colossi internazionali che operano nel comparto delle macchine tessili. Gruppi come il giapponese Toyota, e gli svizzeri di Rieter, multinazionale che opera nel comparto e nella cui filiera mancherebbero proprio le roccatrici firmate Savio. Ma, dalle prime indiscrezioni, manifestazioni di interesse sarebbero arrivate dai belgi della società Van De Wiele, da Rifa e dalla cinese Jingway textile machinari quotata nella Borsa di Shenzen, con la quale, già diversi anni fa, Savio ha avviato una joint venture proprio in Cina. Ma ci sarebbe l'ipotesi di interessi anche da parte di altri fondi. Ma Alpha preferirebbe cederla - stando alle indiscrezioni il Gruppo Savio è decisamente appetibile - a un gruppo industriale piuttosto che quotarla in Borsa. Occasione, per altro, mancata oltre un paio di anni fa per ragioni legate all'andamento dei mercati e alla crisi internazionale.
Se da una parte l'intenzione di vendere il gruppo pordenonese a un soggetto industriale - piuttosto che finanziario - rappresenta una garanzia sulla continuità produttiva, dall'altra pone degli interrogativi proprio sulle intenzione del futuro acquirente. Un soggetto imprenditoriale potrebbe infatti acquisire per mantenere le produzioni in loco, oppure potrebbe avere l'interesse a spostare e delocalizzare le produzioni dove siano più funzionali al proprio assetto industriale e produttivo. Dipenderà da chi riuscirà ad aggiudicarsi la Savio, considerata ormai una multinazionale tascabile.
In realtà sotto la gestione finanziaria del fondo Alpha - l'operazione di acquisizione dal gruppo lombardo Radici, per circa 300 milioni, risale al 2011 - il gruppo Savio ha vissuto un periodo di crescita anche sotto il profilo del perimetro industriale. Nel 2013 è stata acquisita una importante azienda bresciana legata al comparto. L'anno successivo un'altra importante acquisizione, la Elitech società della Repubblica ceca. Inoltre, nei sei anni di gestione i risultati di bilancio, rispetto agli utili, sono stati positivi e quindi il private equity ne ha guadagnato. A 106 anni dalla fondazione la Savio - nata in città in via Molinari nel 1911, a fondarla fu Marcello padre di Luciano, e poi trasferita nella grande fabbrica in via Udine - è davanti a una nuova sfida che apre anche nuovi interrogativi.
Davide Lisetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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