LA RICHIESTA
PORDENONE Sul fronte delle case di riposo, ritornato centrale dopo

Sabato 30 Maggio 2020
LA RICHIESTA
PORDENONE Sul fronte delle case di riposo, ritornato centrale dopo l'avvio dell'operazione di test a tappeto, la giornata di ieri ha fatto registrare due buone notizie: sia a Sacile che a Spilimbergo, infatti, la quota restante di tamponi hanno dato esito negativo. Tutti gli ospiti testati stanno bene e non hanno il Coronavirus. Dopo le sei positività che negli scorsi giorni avevano riguardato altrettanti operatori sanitari (due a Spilimbergo, due a Sacile, due a Cavasso Nuovo), si può quindi tirare un sospiro di sollievo: solo un ospite (che sarà trasferito a Trieste per la quarantena, vista la disponibilità di posti nel capoluogo regionale), tra quelli testati dal Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda sanitaria, è risultato positivo. Asintomatico, si trova in isolamento (e in attesa di trasferimento) alla casa di riposo di Spilimbergo.
IL NODO
La campagna di test a tappeto nelle case di riposo della provincia di Pordenone sta andando avanti. Nei prossimi giorni si passerà anche alle residenze di Pordenone (Casa Serena e Umberto I) e San Vito al Tagliamento. In questi casi, visto il numero di ospiti, l'operazione occuperà quasi dieci giorni. Ma tra i direttori delle varie strutture, sta nascendo una posizione compatta, con tanto di richiesta inviata (per ora non formalmente) all'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale: i tamponi da effettuare al personale sanitario che lavora nelle case di riposo, infatti, non bastano più a tanti direttori delle residenze. «Per garantire la sicurezza degli ospiti e di chi lavora nelle strutture - dicono in coro i responsabili delle case di riposo di Pordenone, San Vito, Sacile e Spilimbergo - è necessario tamponare tutti». E per tutti si intende qualsiasi persona che graviti (giornalmente e non) attorno alle residenze per anziani: personale amministrativo, cuochi, direttori e chiunque abbia facoltà di entrare nelle strutture, anche per effettuare manutenzioni. I direttori che propongono il cambio di passo sono consci che la disponibilità di tamponi non è illimitata e ancora meno lo è quella dei reagenti. Ma lo sono altrettanto del fatto che il piano è partito in ritardo rispetto alle altre zone della regione, e che quindi ora serva un'accelerazione e soprattutto un'indagine più approfondita.
SUL LIVENZA
A Sacile, battendo i pugni, ce l'hanno già fatta. La direttiva regionale firmata dalla Direzione Salute a inizio aprile, indicava la necessità di testare solamente gli operatori sanitari delle residenze per anziani. Invece sul Livenza si è deciso di forzare il protocollo e di estendere il raggio dell'indagine. «Così - ha spiegato il direttore della struttura, Rossano Maset - siamo stati tamponati tutti, dalla direzione, agli ospiti e infine gli operatori». Oggi, a valle del primo giro di test, a Sacile si ha un quadro più chiaro della situazione: oltre alle due operatrici sanitarie risultate positive alcuni giorni fa, non ci sono evidenze di un movimento del contagio. E il dato è più accurato rispetto a quello emerso dai test nelle altre case di riposo, proprio perché sul Livenza sono stati testati tutti i soggetti che hanno accesso alla residenza per anziani. Un'azione che ora chiedono anche gli altri direttori delle principali strutture della provincia di Pordenone.
IN PARROCCHIA
Il terzo sacerdote positivo al Coronavirus in provincia di Pordenone è un cappellano di San Vito al Tagliamento. Si tratta di un paziente asintomatico, esattamente come i parroci di Claut e Vito d'Asio. Non sono emerse nuove positività dalla campagna di test che ha riguardato i sacerdoti della diocesi di Concordia-Pordenone.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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