La littorina delle illusioni

Lunedì 17 Luglio 2017
Quello che inquieta nelle vicende dei trasporti pubblici è la cancellazione della memoria. La storia remota e recente delle catastrofi finanziarie che hanno segnato il settore, invece di servire da monito agli amministratori regionali e locali, sembra li incentivi alla recidiva. Prendiamo un esempio alla larga: aeroporto di Ronchi dei Legionari. Doveva essere lo scalo del Friuli aperto al mondo, questa la presentazione spacciata dal palazzo alla gente. Di fatto era ed è lo scalo privato di qualche decina di personaggi della politica e dell'imprenditoria regionale per le loro trasferte a Roma o dintorni. Risultato? Una voragine di sprechi da far rizzare il pelo. Contromisure? Chiudere la baracca, direbbe il buon senso, no, replica il non senso, il pozzo del denaro pubblico è senza fondo e, soprattutto, senza responsabili. Veniamo alle strette: ferrovia Sacile-Gemona. Chiusa per mancanza di viaggiatori. Bene, direbbe il buon senso, no, replica il non senso, bisogna riaprirla. Con tre milioncini si ripristina la linea, con due e rotti si fa la manutenzione straordinaria annuale, con tre si coprono i costi d'esercizio. Bastano solo 500 mila passeggeri l'anno ed è fatta. Riferiscono le ultime di cronaca di sondaggi d'opinione lanciati da sindaci e comitati nelle comunità pedemontane. Si vuol capire quale sia l'indice di gradimento dei cittadini sulla ventilata riattivazione della tratta. A parte il dettaglio che, con numeri così striminziti d'intervistati, i sondaggi non contano un'acca, c'è il macigno delle cifre di spesa. Mica quisquilie. Mettiamo pure siano la metà, mettiamo anche un terzo, dove diavolo pensano di raccattare milioni di euro e migliaia di viaggiatori gli spensierati promotori del revival? Forse sarebbe meglio dimenticare la littorina delle illusioni e puntare sulla realtà di una pista ciclabile: i soldi si trovano di sicuro ed i pedalatori sono già pronti.
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