L'OPERAZIONE
PORDENONE La marijuana, chiusa in un sacchetto in cellophane e pronta

Domenica 21 Luglio 2019
L'OPERAZIONE
PORDENONE La marijuana, chiusa in un sacchetto in cellophane e pronta per essere spacciata, era nascosta dietro a una delle slot machines, in una stanza separata dal salone principale del locale. Si trattava di alcuni grammi, scovati mercoledì sera dall'unità cinofila della polizia di Stato durante un controllo collegato a quelli andati in scena poco prima al parco Galvani. Per questo, ieri mattina, il questore Marco Odorisio ha deciso di sospendere per 30 giorni l'attività del bar Tiffany di viale Dante, all'angolo con piazza Risorgimento. Si è trattato della seconda chiusura in poco più di un anno: il 28 giugno del 2018, infatti, all'esercizio commerciale gestito dalla cittadina cinese Wang Xiuqin e dal compagno di origini albanesi Rando Metali, erano stati posti i sigilli dopo una violenta lite, al termine della quale non erano state allertate le forze dell'ordine.
I FATTI
L'operazione della polizia di Stato è scattata alle 11.30 di ieri mattina. All'interno del bar Tiffany, al momento dell'arrivo degli agenti, c'erano poche persone. Alcuni cittadini stranieri, clienti abituali, ed altri avventori che si erano fermati solo per un caffè. Il blitz che avrebbe poi determinato la chiusura del bar, però, era stato portato a termine mercoledì in tarda serata al termine di una giornata segnata dai controlli all'interno del parco Galvani. Spostatisi in piazza Risorgimento, il personale della Questura, coadiuvato dal Reparto prevenzione crimine di Padova e dall'unità cinofila antidroga, si era diretto proprio all'interno del Tiffany. È stato in quel momento che i cani si sono diretti verso la stanza che ospita le slot machines e hanno fiutato la presenza della marijuana. Il locale a quel punto è stato sottoposto a perquisizione e al termine dell'operazione è partito l'iter per la sospensione dell'attività. Durante il controllo di mercoledì sera, all'interno del bar c'era una decina di persone: alcuni degli avventori sono risultati pregiudicati per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti. Un altro elemento che ha convinto il questore a far abbassare nuovamente le serrande del Tiffany.
UNA LUNGA SCIA
I controlli di mercoledì sera hanno permesso di rintracciare la marijuana all'interno del bar Tiffany. Ma erano mesi che nelle vicinanze si susseguivano episodi tali da richiedere l'intervento delle forze dell'ordine. Alle tre del mattino del 18 dicembre scorso, ad esempio, un controllo di polizia aveva permesso di identificare cinque avventori, tre dei quali gravati da precedenti in materia di stupefacenti, furto e ricettazione. Dopo un altro episodio (un cittadino tunisino aveva reso difficile la sua identificazione), il 17 febbraio alle 18.30 la Squadra Volante aveva notato che proprio dal Tiffany stava uscendo un pregiudicato noto alle forze dell'ordine. L'uomo aveva notato i poliziotti e se l'era data a gambe. Era evaso dagli arresti domiciliari. I controlli sono proseguiti anche a marzo, aprile e maggio e hanno permesso di rintracciare nel bar clienti pregiudicati e di ricostruire la dinamica di una lite per un portafoglio ritrovato nel locale. L'ultima segnalazione giunta in Questura risaliva al 2 giugno: anche in questo caso era stato riportato come gli avventori fossero quasi tutti pregiudicati. Ora le indagini della Questura cercheranno di chiarire perché la bustina contenente la marijuana si trovasse all'interno del bar. Al momento il questore Marco Odorisio ha escluso una connessione diretta tra i titolari del locale e la sostanza stupefacente. Ci si sta quindi concentrando sulla clientela abituale che frequentava sino a ieri mattina il Tiffany.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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