L'OPERAZIONE
PORDENONE Cocaina, eroina per bucarsi, marijuana. In quantità

Sabato 14 Dicembre 2019
L'OPERAZIONE
PORDENONE Cocaina, eroina per bucarsi, marijuana. In quantità tali da soddisfare non solo i consumatori del pordenonese, ma anche quelli veneti, fino ad arrivare in Lombardia. Un giro importante sul quale aveva messo le mani una banda italo-albanese che gestiva gli affari come si amministra una grande azienda con i bilanci in attivo. Ogni mese vendevano un chilo di cocaina, pari a diecimila dosi, ceduta da 80 a 100 euro il grammo; 300 grammi di eroina che significavano tremila dose spacciate a un prezzo che andava da 8 a 10 euro il grammo. E infine la marijuana, un quantitativo enorme: 300 chili ogni mese, 30 mila dosi per le quali i consumatori erano disposti a pagare dagli 8 ai 10 euro il grammo. Basta fare quattro conti per capire che si trattava di tanti soldi, di una vero e proprio market dello spaccio che accontentava tutti i tipi di assuntori, gestito da un'organizzazione criminale che è stata smantellata dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Pordenone.
LE INDAGINI
Tre anni di lavoro, quello dei carabinieri, fatto di intercettazioni, pedinamenti, installazione di sistemi di localizzazione satellitare Gps sui mezzi utilizzati dalla banda. Ma anche controlli stradali, perquisizioni locali e domiciliari con l'impiego dei carabinieri dello stesso Nucleo investigativo e 150 militari di vari reparti, coordinati dall'Arma pordenonese. Di giorno e di notte perché la posta in gioco era alta, come hanno spiegato ieri il tenente colonnello Pierluigi Grosseto, comandante del Nucleo Investigativo, e il tenente colonnello Vincenzo Nicoletti, comandante del Reparto Operativo. Indagini minuziose a vasto raggio che hanno permesso di arrestare 13 persone in flagranza di reato, di denunciarne altre 12 e di ottenere il rinvio a giudizio a vario titolo di ben 30 tra italiani e albanesi.
L'ORGANIZZAZIONE CRIMINALE
La banda era strutturata in modo verticistico: ognuno aveva un ruolo ben preciso che rispettava, perché lo scopo che li univa era quel del maggior profitto possibile, seguendo rigide regole. L'indagine dei carabinieri ha permesso di dare a ogni nome coinvolto nell'inchiesta un posto nella piramide, di capire chi era lo spacciatore, chi il fornitore, fino ad arrivare al grossista e ai vertici dell'organizzazione (non tutti identificati). A operare erano tre cellule distinte e autonome, collegate però tra loro. Una si occupava della provincia di Pordenone, un'altra del territorio veneto-friulano e la terza dell'area lombarda con tentacoli anche in provincia di Vicenza. Tutti avevano un compito ben preciso (e ne erano consapevoli anche secondo la Procura che ha coordinato le indagini) per far sì che tutto filasse liscio e che il commercio non conoscesse intoppi o soste.
STAMPO MAFIOSO
Nel corso dell'indagine è emerso che l'organizzazione criminale poteva contare anche su amicizie ad alto livello, su personaggi del mondo dello spaccio che appartenevano ad associazioni a delinquere di stampo mafioso, come il clan Gionta di Torre Annunziata. L'indagine ha permesso anche di segnalare alla Prefettura 84 persone quali assuntori di sostanze stupefacenti, di sequestrata 8 auto, 30mila euro in contanti, 100 grammi di eroina, altrettanti di cocaina e 116 chili di marijuana. MA anche 2 pistole mitragliatrici prive di matricola, 6 caricatori, 2 silenziatori e materiale per confezionare armi.
Susanna Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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