L'INDAGINE
PORDENONE La guardia di finanza di Pordenone, al comando del colonnello

Martedì 22 Ottobre 2019
L'INDAGINE
PORDENONE La guardia di finanza di Pordenone, al comando del colonnello Stefano Commentucci, ha smascherato una presunta truffa su finanziamenti all'agricoltura per 1,4 milioni di euro. Nell'indagine, coordinata dal pm Maria Grazia Zaina, sono coinvolte 12 persone che dovranno rispondere a vario titolo dell'ipotesi d'accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Inoltre per dieci di loro la Procura ha chiesto e ottenuto dal gip Rodolfo Piccin sequestri preventivi per complessivi 653mila euro, eseguiti dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Pordenone.
LA TRUFFA DEI TITOLI
L'indagine si è concentrata su tre aziende agricole e 10 persone che, questa l'accusa paventata dalla pm Zaina, avrebbero utilizzato i titoli per ottenere finanziamenti. La somma è importante, un milione 22mila euro, soldi che sono stati concessi dall'Unione europea attraverso il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga). Secondo la guardia di finanza la frode a danno dell'Ue consisteva nel creare nuove aziende agricole - aziende apri e chiudi in realtà esistenti solo sulla carta ma non operative - che richiedevano titoli gratuiti per poi cederli, con contratti sostanzialmente simulati e senza il pagamento del loro vero valore, ad altre società agricole riconducibili ad alcuni familiari delle stesse aziende. Parenti che, grazie a questa tecnica, sarebbero poi entrati indebitamente in possesso, senza versare praticamente nulla, di ulteriori titoli grazie ai quali incrementare i finanziamenti.
GLI INDAGATI
Per truffa dei titoli sono indagati Marino Lovisa, la moglie Angela Giavedoni (in qualità di titolare dell'omonima ditta individuale agricola, ora cessata) e i figli Fulvio (ex presidente della Cantina Rauscedo) e Angelo (i tre Lovisa quali soci amministratori della Lovisa Fulvio, Angelo Marino società agricola semplice), tutti residenti a San Giorgio della Richinvelda. Avrebbero indebitamente utilizzato titoli tossici, percependo così indebitamente dal 2012 al 2018, contributi pubblici da Agea pari complessivamente a 742mila euro (cifra che comprende quelli già concessi). Sono poi indagati anche Laura Mio (titolare omonima ditta agricola) e i figli Danny ed Ennio Fenos (azienda agricola Fenos Danny e figli) tutti di Cordenons: anche loro, utilizzando indebitamente titoli tossici, avrebbero ottenuto dal 2012 al 2016 (compresi quelli già concessi), 126mila 547 euro. Infine Nicla Forte (titolare dell'omonima azienda) e il figlio Diego Galvanin di Zoppola (stessa ipotesi d'accusa e stessa nmodalità di frode) che avrebbero ottenuto senza averne diritto (compresi quelli già concessi) 134mila euro.
LA TRUFFA DALL'UFFICIO
C'è poi una seconda indagine (i fascicoli sono distinti) che riguarda Salvatore Cigana e il figlio Marco, residenti a Polcenigo. Il pm ipotizza anche per loro la truffa aggravata: il padre, titolare di un'azienda agricola, inoltrava le richieste di finanziamenti pubblici (europei, nazionali e regionali) in un Centro di assistenza agricola (Caa) di cui il figlio era responsabile. Così, grazie al ruolo ricoperto dal giovane, individuava preventivamente terreni di altri, per i quali i proprietari non avevano presentato alcuna richiesta di contributo e successivamente il padre presentava al Caa le richieste di contributi (complessivamente si tratta di 385mila euro).
Susanna Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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