L'ex guida spirituale: «Ho già fatto un passo indietro, mai detto che la polizia è corrotta»

Venerdì 17 Gennaio 2020
L'ex guida spirituale: «Ho già fatto un passo indietro, mai detto che la polizia è corrotta»
IL CAMBIAMENTO
PORDENONE «Ora che non sono più l'imam del Centro islamico di Pordenone, spero di essere smentito dai fatti e che l'associazione che gestisce il Centro faccia un cambiamento vero, di forte discontinuità. Se il problema ero solo io, ora non ci dovrebbero più essere difficoltà nel raggiungere l'obiettivo di rinnovare l'associazione e il direttivo dove ci sono le stesse persone da 15 anni». Mohamed Abdelgawad Hosny Awadalla, assunto nel 2017 e licenziato il 31 dicembre dalla funzione di guida della preghiera dai musulmani di Pordenone commenta così il provvedimento con cui la Procura della Repubblica, su segnalazione della Digos, gli vieta l'accesso al Centro. «Ho fatto un passo indietro, già da una decina di giorni ho smesso di condurre la preghiera. Ho continuato a frequentare il Centro da fedele perché pensavo che un luogo di preghiera avesse una funzione pubblica e non fosse solo un luogo privato. Nei prossimi giorni spero di essere ascoltato dai magistrati» prosegue Hosny. Oltre alla violazione di domicilio, all'ex imam vengono contestate condotte tali da configurare reati di violenza privata e di oltraggio a pubblico ufficiale. «Vengo accusato di sostenere che le forze di polizia sono corrotte. Rispetto le forze dell'ordine, quello che intendo è che purtroppo c'è chi sfrutta il nome della polizia per minacciare altre persone» prosegue Hosny. Quanto alla violenza privata, l'ex imam preferisce non commentare e si limita a dire «io andavo a pregare e a condurre la preghiera». Quella che si è consumata nell'ultimo mese all'interno della comunità islamica è uno scontro che ha ripercussioni anche sulla revisione dello statuto dell'associazione, sullo sfondo ci sarebbe anche una contrapposizione interna per equilibri di potere con riflessioni anche in termini di rappresentanza etnica: il Maghreb arabo nord africano, i fedeli non arabi dell'area asiatica. Hosny continua a definirla una battaglia per la trasparenza e democrazia: «Fino ad ora credo di avere fatto il mio dovere e di aver guadagnato il rispetto di me stesso. Il rischio è che a rimetterci sia la comunità islamica e la città di Pordenone. I prossimi giorni serviranno per capire che quello che io ho fatto, è stato tentare di mantenere un equilibrio all'interno della comunità islamica che in realtà manca da molto. C'è ancora tempo per chi vuol fare davvero qualcosa di utile per la comunità» prosegue l'ex imam. La scintilla per l'escalation dei contrasti sarebbe stato il convegno di novembre a cui erano stati inizialmente invitati (poi sospesi) due predicatori radicali. Poi si arrivò ai pesanti litigi del 19 dicembre al termine della preghiera con tanto di denuncia dell'imam di aver ricevuto un pugno, e l'accusa da parte dell'associazione islamica nei confronti dell'imam di aver istigato lo scontro tanto che il 23 dicembre, era arrivata la sanzione disciplinare con cui il direttivo dell'associazione lo sospendeva dal lavoro. Ulteriori confronti molto duri erano avvenuti il 28 dicembre quando Hosny (già sospeso dal lavoro) aveva organizzato un'incontro tra fedeli convocando anche gli organi di stampa senza avvisare il direttivo che pertanto il 31 dicembre lo ha licenziato.
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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