In cella innocente: «Adesso pagatemi»

Giovedì 26 Aprile 2018
IL RICORSO
PASIANO Inguaiato da un paio di telefonate «criptiche», costretto a 14 mesi di custodia cautelare in carcere e assolto con formula piena dalle accuse di associazione per delinquere, rapina e tentato omicidio. Sia in primo sia in secondo grado. Corrado Di Giovanni, 57 anni, è l'ex rappresentante di vernici scambiato per rapinatore che si è visto respingere dalla Corte d'appello di Venezia la richiesta di ristoro per l'ingiusta detenzione. Secondo i giudici, con la sua «condotta colposa concorse a dar causa alla custodia cautelare subìta». Ma Di Giovanni non ci sta. La sua vita è stata stravolta da quell'esperienza. Dopo il carcere ha perso il lavoro, nessuno gli dava una mano e ha dovuto ricominciare da zero. Oggi si gioca l'ultima carta, quella della Cassazione, perchè il suo avvocato Michele Attanasio ha impugnato l'ordinanza emessa lo scorso settembre dalla Corte veneziana e che nega il risarcimento.
TELEFONATA IN CODICE
Secondo il legale del foro pordenonese, la decisione della Corte si fonda esclusivamente su due telefonate intercettate con il cugino Massimo Di Giovanni, indicato come l'organizzatore dell'assalto del 16 febbraio 2012 alla villa dell'imprenditore del mobile Graziano Zucchetto, a Blessaglia di Pramaggiore. Parlavano di jeans usati venduti a un prezzo inferiore: 100 euro anzichè 145. Secondo gli investigatori, era un linguaggio in codice, concordato per nascondere un traffico illecito. Il giudice di primo grado aveva però ritenuto che quelle telefonate potessero prestarsi a più interpretazioni. E uno dei coimputati aveva escluso coinvolgimenti del rappresentante di vernici pasianese nell'assalto in villa: non lo aveva mai visto, non aveva mai saputo che facesse parte della sua stessa banda.
LA RICHIESTA
La difesa ritiene che le motivazioni della Corte d'appello di Venezia non siano sufficientemente motivate proprio in merito alle due «telefonate criptiche». I giudici non forniscono alcun chiarimento in merito agli ipotizzati traffici illeciti che si nascondevano dietro quel paio di jeans. Attanasio ha quindi chiesto l'annullamento dell'ordinanza. L'obiettivo è ottenere il massimo del ristoro previsto dalla legge: 516mila euro (sono previsti 250 euro per ogni giorno di ingiusta detenzione).
L'ATTESA
Di Giovanni, da 20 anni rappresentante di vernici per i mobilifici, aveva fatturati importanti. Di colpo perse lavoro, casa e amici. Tutti gli sbattevano la porta in faccia, anche le istituzioni. «Era incredibile che una persona benestante - avevano commento il suo legale dopo l'assoluzione dalle accuse - potesse aver corso un rischio del genere per guadagnare appena 2mila euro dalla rapina in una villa». La sentenza di assoluzione è del giugno 2013, confermata dalla Corte d'appello nel 2014. Da allora Di Giovanni continua ad aspettare che lo Stato risarcisca i danni patiti per essere stato sottoposto a misura cautelare in carcere ingiustamente.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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