LO STUDIO
PORDENONE Elevata vocazione all'innovazione da parte delle imprese e laureati in aumento e con percentuale di occupazione superiore alla media nazionale. Ma anche giovani lavoratori più poveri e cronici problemi legati alla demografia, dallo spopolamento della montagna alla denatalità. È un quadro con diversi chiaroscuro quello tracciato dallo studio promosso da Bcc Pordenonese e Monsile sui cambiamenti socio-economici in atto in Veneto e Friuli Venezia Giulia: la banca di credito cooperativo, ha voluto indagare, in collaborazione con il Fondo Sviluppo Fvg, le tendenze e i fenomeni di medio-lungo periodo dei suoi territori di riferimento.
I MUTAMENTI
L'analisi, battezzata MutaMenti 2021 Fvg e Veneto: ter(re)agenti e curata da Daniele Marini, sociologo, professore all'università di Padova e consigliere della bcc stessa, sarà discussa oggi in un evento con la partecipazione di Giuseppe Maino, presidente del Gruppo Bancario Iccrea e, tra gli altri, di Antonio Zamberlan e Gianfranco Pilosio, presidente e direttore generale dell'istituto, e di Paola Carron, vicepresidente di Assindustria Venetocentro. Il titolo dello studio fa riferimento alla capacità di reagire, dimostrata in primis dal sistema produttivo locale. Lo conferma, ad esempio, la propensione all'innovazione: le due regioni si collocano, infatti, al vertice della classifica nazionale per quanto riguarda gli investimenti in questo ambito. Il 44,3% delle imprese venete con più di tre addetti e il 41,4% di quelle friulane sono state impegnate in progetti di innovazione, a fronte di una media italiana ferma al 38,4%.
I TERRITORI
A livello provinciale spiccano in positivo la provincia di Pordenone, con il 49,7%, e quelle di Treviso e Vicenza, rispettivamente con il 49,5% e il 49,2%. Sul fronte del lavoro, preoccupa soprattutto l'impoverimento della classe dei lavoratori più giovani, più rilevante rispetto al resto del Belpaese: in Veneto, tra il 2007 e il 2020, la quota di occupati 30-45enni è scesa del 13%, mentre in Fvg di un punto in più, rispetto all'11% nazionale. Sempre riguardo ai giovani dal 2010 al 2019, gli iscritti all'università hanno registrato un boom del 25,6% in Fvg e del 17% in Veneto, contro una media nazionale del 13%.
In entrambi i casi, circa sette su dieci hanno puntato su un ateneo nella stessa regione di residenza. Oltre la metà di loro (56 e 51%) sceglie un indirizzo umanistico: predilezione in contrasto con le richieste delle imprese di specializzazioni tecnico- scientifiche. Ciò nonostante, ad oggi, il 45,2% dei neolaureati trova un lavoro retribuito a un anno dal titolo, a fronte 37,8% su scala nazionale, e i cosiddetti Neet (ragazzi che non studiano né lavorano) sono solo il 2,4%. Fra il 1981 e il 2021 la popolazione è cresciuta praticamente in tutte le aree del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, ma a ritmi diversi tra le varie aree: lo spopolamento delle zone montuose e collinari e il calo dei residenti nelle città (meno 10%), fa il paio con un incremento degli abitanti nelle zone rurali (10%) e soprattutto nei comuni periurbani e nei centri intermedi (22%). «Nel dna del Nordest del 2021 c'è ancora qualche criticità, ma la loro capacità di essere terre reagenti rispetto alle difficoltà rende questo territorio pronto a ripartire grazie a un manifatturiero forte, una forte vocazione all'export e un capitale umano eccellente che dobbiamo imparare a trattenere facendo sistema», sottolinea il professor Marini. Bcc Pordenonese e Monsile punta a dare cadenza annuale all'indagine: «Abbiamo voluto raccogliere queste ricerche - spiega il presidente del Antonio Zamberlan - in uno strumento che possa dare una panoramica di come si stanno muovendo i territori del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ed essere un utile supporto a enti, amministrazioni, imprenditori e a coloro che si relazioneranno con questi territori».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA PORDENONE Elevata vocazione all'innovazione da parte delle imprese e laureati in aumento e con percentuale di occupazione superiore alla media nazionale. Ma anche giovani lavoratori più poveri e cronici problemi legati alla demografia, dallo spopolamento della montagna alla denatalità. È un quadro con diversi chiaroscuro quello tracciato dallo studio promosso da Bcc Pordenonese e Monsile sui cambiamenti socio-economici in atto in Veneto e Friuli Venezia Giulia: la banca di credito cooperativo, ha voluto indagare, in collaborazione con il Fondo Sviluppo Fvg, le tendenze e i fenomeni di medio-lungo periodo dei suoi territori di riferimento.
I MUTAMENTI
L'analisi, battezzata MutaMenti 2021 Fvg e Veneto: ter(re)agenti e curata da Daniele Marini, sociologo, professore all'università di Padova e consigliere della bcc stessa, sarà discussa oggi in un evento con la partecipazione di Giuseppe Maino, presidente del Gruppo Bancario Iccrea e, tra gli altri, di Antonio Zamberlan e Gianfranco Pilosio, presidente e direttore generale dell'istituto, e di Paola Carron, vicepresidente di Assindustria Venetocentro. Il titolo dello studio fa riferimento alla capacità di reagire, dimostrata in primis dal sistema produttivo locale. Lo conferma, ad esempio, la propensione all'innovazione: le due regioni si collocano, infatti, al vertice della classifica nazionale per quanto riguarda gli investimenti in questo ambito. Il 44,3% delle imprese venete con più di tre addetti e il 41,4% di quelle friulane sono state impegnate in progetti di innovazione, a fronte di una media italiana ferma al 38,4%.
I TERRITORI
A livello provinciale spiccano in positivo la provincia di Pordenone, con il 49,7%, e quelle di Treviso e Vicenza, rispettivamente con il 49,5% e il 49,2%. Sul fronte del lavoro, preoccupa soprattutto l'impoverimento della classe dei lavoratori più giovani, più rilevante rispetto al resto del Belpaese: in Veneto, tra il 2007 e il 2020, la quota di occupati 30-45enni è scesa del 13%, mentre in Fvg di un punto in più, rispetto all'11% nazionale. Sempre riguardo ai giovani dal 2010 al 2019, gli iscritti all'università hanno registrato un boom del 25,6% in Fvg e del 17% in Veneto, contro una media nazionale del 13%.
In entrambi i casi, circa sette su dieci hanno puntato su un ateneo nella stessa regione di residenza. Oltre la metà di loro (56 e 51%) sceglie un indirizzo umanistico: predilezione in contrasto con le richieste delle imprese di specializzazioni tecnico- scientifiche. Ciò nonostante, ad oggi, il 45,2% dei neolaureati trova un lavoro retribuito a un anno dal titolo, a fronte 37,8% su scala nazionale, e i cosiddetti Neet (ragazzi che non studiano né lavorano) sono solo il 2,4%. Fra il 1981 e il 2021 la popolazione è cresciuta praticamente in tutte le aree del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, ma a ritmi diversi tra le varie aree: lo spopolamento delle zone montuose e collinari e il calo dei residenti nelle città (meno 10%), fa il paio con un incremento degli abitanti nelle zone rurali (10%) e soprattutto nei comuni periurbani e nei centri intermedi (22%). «Nel dna del Nordest del 2021 c'è ancora qualche criticità, ma la loro capacità di essere terre reagenti rispetto alle difficoltà rende questo territorio pronto a ripartire grazie a un manifatturiero forte, una forte vocazione all'export e un capitale umano eccellente che dobbiamo imparare a trattenere facendo sistema», sottolinea il professor Marini. Bcc Pordenonese e Monsile punta a dare cadenza annuale all'indagine: «Abbiamo voluto raccogliere queste ricerche - spiega il presidente del Antonio Zamberlan - in uno strumento che possa dare una panoramica di come si stanno muovendo i territori del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ed essere un utile supporto a enti, amministrazioni, imprenditori e a coloro che si relazioneranno con questi territori».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA