«Imprese tra le più innovative d'Italia ma meno giovani laureati al lavoro»

Giovedì 18 Novembre 2021
«Imprese tra le più innovative d'Italia ma meno giovani laureati al lavoro»
LO STUDIO
PORDENONE Elevata vocazione all'innovazione da parte delle imprese e laureati in aumento e con percentuale di occupazione superiore alla media nazionale. Ma anche giovani lavoratori più poveri e cronici problemi legati alla demografia, dallo spopolamento della montagna alla denatalità. È un quadro con diversi chiaroscuro quello tracciato dallo studio promosso da Bcc Pordenonese e Monsile sui cambiamenti socio-economici in atto in Veneto e Friuli Venezia Giulia: la banca di credito cooperativo, ha voluto indagare, in collaborazione con il Fondo Sviluppo Fvg, le tendenze e i fenomeni di medio-lungo periodo dei suoi territori di riferimento.
I MUTAMENTI
L'analisi, battezzata MutaMenti 2021 Fvg e Veneto: ter(re)agenti e curata da Daniele Marini, sociologo, professore all'università di Padova e consigliere della bcc stessa, sarà discussa oggi in un evento con la partecipazione di Giuseppe Maino, presidente del Gruppo Bancario Iccrea e, tra gli altri, di Antonio Zamberlan e Gianfranco Pilosio, presidente e direttore generale dell'istituto, e di Paola Carron, vicepresidente di Assindustria Venetocentro. Il titolo dello studio fa riferimento alla capacità di reagire, dimostrata in primis dal sistema produttivo locale. Lo conferma, ad esempio, la propensione all'innovazione: le due regioni si collocano, infatti, al vertice della classifica nazionale per quanto riguarda gli investimenti in questo ambito. Il 44,3% delle imprese venete con più di tre addetti e il 41,4% di quelle friulane sono state impegnate in progetti di innovazione, a fronte di una media italiana ferma al 38,4%.
I TERRITORI
A livello provinciale spiccano in positivo la provincia di Pordenone, con il 49,7%, e quelle di Treviso e Vicenza, rispettivamente con il 49,5% e il 49,2%. Sul fronte del lavoro, preoccupa soprattutto l'impoverimento della classe dei lavoratori più giovani, più rilevante rispetto al resto del Belpaese: in Veneto, tra il 2007 e il 2020, la quota di occupati 30-45enni è scesa del 13%, mentre in Fvg di un punto in più, rispetto all'11% nazionale. Sempre riguardo ai giovani dal 2010 al 2019, gli iscritti all'università hanno registrato un boom del 25,6% in Fvg e del 17% in Veneto, contro una media nazionale del 13%.
In entrambi i casi, circa sette su dieci hanno puntato su un ateneo nella stessa regione di residenza. Oltre la metà di loro (56 e 51%) sceglie un indirizzo umanistico: predilezione in contrasto con le richieste delle imprese di specializzazioni tecnico- scientifiche. Ciò nonostante, ad oggi, il 45,2% dei neolaureati trova un lavoro retribuito a un anno dal titolo, a fronte 37,8% su scala nazionale, e i cosiddetti Neet (ragazzi che non studiano né lavorano) sono solo il 2,4%. Fra il 1981 e il 2021 la popolazione è cresciuta praticamente in tutte le aree del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, ma a ritmi diversi tra le varie aree: lo spopolamento delle zone montuose e collinari e il calo dei residenti nelle città (meno 10%), fa il paio con un incremento degli abitanti nelle zone rurali (10%) e soprattutto nei comuni periurbani e nei centri intermedi (22%). «Nel dna del Nordest del 2021 c'è ancora qualche criticità, ma la loro capacità di essere terre reagenti rispetto alle difficoltà rende questo territorio pronto a ripartire grazie a un manifatturiero forte, una forte vocazione all'export e un capitale umano eccellente che dobbiamo imparare a trattenere facendo sistema», sottolinea il professor Marini. Bcc Pordenonese e Monsile punta a dare cadenza annuale all'indagine: «Abbiamo voluto raccogliere queste ricerche - spiega il presidente del Antonio Zamberlan - in uno strumento che possa dare una panoramica di come si stanno muovendo i territori del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ed essere un utile supporto a enti, amministrazioni, imprenditori e a coloro che si relazioneranno con questi territori».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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