Il volontario pordenonese nel campo dei disperati

Mercoledì 22 Novembre 2017
LA STORIA
PORDENONE Aiutiamoli a casa loro. C'è chi lo fa. L'inferno umano è quello di Cox's bazar, Kutupalong nel sud est del Bangladesh. Lì c'è il ventisettenne pordenonese Riccardo Bagattin, impegnato con la Croce rossa italiana. Dopo la laurea in Scienze internazionali e diplomatiche, non è la prima missione umanitaria a cui partecipa. Questa è quella più impegnativa fra quelle affrontate, che svolge come coordinatore di campo per conto della Cri. Principalmente mi occupo di organizzare il necessario per la gestione di una clinica mobile spiega Riccardo Bagattin, contattato via internet - con due turni di equipe mediche che si alternano e che ne affiancano una della Mezzaluna rossa bengalese, il corrispettivo della Croce Rossa. Detta così potrebbe essere anche un campo scout. Invece per quanto riguarda il campo racconta Bagattin - ci troviamo in un campo posizionato in una zona difficilmente raggiungibile, a un'ora di strada dalla città, che si sta espandendo sempre più. Questo per fare in modo che la gente, soprattutto i nuovi arrivi, possano accedere a dei servizi sanitari di base. Per il momento abbiamo un grande afflusso di donne e bambini, anche per il fatto che in questa equipe c'è una pediatra italiana, affiancata da una infermiera volontaria, a comporre la prima squadra di Croce rossa che si trova qui. In aggiunta a queste due squadre, come Cri stiamo supportando gli omologhi giapponesi con un ulteriore medico, oltre al personale dalla Danimarca con una psicologa.
LE NAZIONALITÁ
Italiani, giapponesi e danesi per soccorrere chi sta fuggendo dalle persecuzioni in Myanmar. Da agosto questo sta diventando la casa di migliaia di Rohingya, popolazione di fede mussulmana che abita l'altro lato della frontiera. Stanno fuggendo da violenze e persecuzioni. Il vostro che intervento è? Un'azione congiunta della Federazione internazionale Croce Rossa e Mezzaluna rossa, coadiuvando la Mezza luna locale. Sono qui dal 1 novembre, fino a fine dicembre indicativamente, dopo aver operato in Madagascar. Il campo si estende per una ventina di chilometri quadrati ed è in costante cambiamento, in espansione. Ci sono arrivi continui di gente che viene rilasciata dal confine e a cui viene permesso di entrare in Bangladesh. Al momento stimiamo che ci siano quasi 610 mila persone.
LE STORIE
Una marea umana fatta di singole storie. Una, ad esempio? Mi fermo a quella della prima giornata di operatività della clinica. Ci hanno chiamato da una casa vicina perché c'era una mamma che aveva partorito qualche ora prima. Quando siamo arrivati il neonato era avvolto in un lenzuolo ed era in condizioni critiche. La dottoressa ed il medico bengalese sono corsi verso l'ospedale di Medici senza frontiere, che si trova fuori dal campo. Oltre mezzora di camminata su e giù dalle colline. La dottoressa ha rianimato il bambino due volte, finché sono arrivati all'ospedale dove è stato preso in carico. Io e l'infermiera abbiamo accompagnato la madre, che aveva dolori post parto ed è stata trasporta dalla famiglia costruendo una barella di fortuna. Dall'ospedale siamo rientrati e per i giorni successivi, nonostante avessimo cercato di avere notizie, non ne abbiamo ricevute. Siamo andati avanti con il lavoro in clinica, che non manca mai. Fino a che l'altro ieri la mamma si è presentata a sorpresa con il bambino che stava benissimo. Ci ha emozionato molto. Di cosa c'è bisogno? Cibo, acqua, medicinali, vestiti, oltre a protezione e supporto psico sociale, come di scuole e lavoro. Come Croce rossa supportiamo il Bangladesh che si è trovato l'emergenza in casa. Le colline di sabbia e argilla si alternano a campi di riso. L'umidità che rende fertili le coltivazioni appesantisce le temperature che non faticano a raggiungere i 30 gradi. Se piove, dopo un'ora è tutto fango, ovunque. Le capanne sono di bambù, coperte da teli di plastica, in quella che sta diventando la più grande megalopoli di disperati non solo nel continente asiatico. L'acqua non è potabile, le fognature non esistono. Oggi rispetto a ieri ci sono migliaia di persone in più.
Roberto Vicenzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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