Il teorema di Blasoni: «Errori, non truffe»

Venerdì 1 Novembre 2019
Il teorema di Blasoni: «Errori, non truffe»
SANITÀ E AFFARI
UDINE Nove ore, senza nemmeno una sosta per mettere qualcosa sotto i denti. Nove ore di domande, sempre più incalzanti, finalizzate a dimostrare, dalla viva voce dell'indagato principe, l'esistenza di un «sistema preordinato». Da un lato il pm Paola De Franceschi e gli uomini della Guardia di Finanza, dall'altro l'avvocato Luca Ponti e soprattutto Massimo Blasoni, il boss di Sereni Orizzonti, l'uomo nell'occhio del ciclone giudiziario accusato di aver truffato in modo continuato il sistema sanitario nazionale.
SENZA SOSTA
Eccolo, il teorema Blasoni contrapposto a quello della Procura: errori, emergenze, carenza di personale, ma nessuna volontà di ingannare le Regioni e le Aziende sanitarie riducendo l'assistenza agli anziani. Ma su alcuni punti anche l'uomo descritto da sempre come portatore di una tenacia incrollabile, ha mostrato il fianco. Ad esempio quando durante l'interrogatorio gli è stato chiesto conto di una fattura - definita falsa - di circa 8mila euro. Si fa riferimento ad esempio a servizi di fisioterapia che secondo gli inquirenti non sarebbero mai stati resi. «Quando si è reso conto delle difficoltà specifiche della gestione dell'assistenza - ha spiegato l'avvocato Luca Ponti - il problema è stato risolto alla meno peggio». La fattura copriva alcune ore di assistenza agli anziani mancanti. «Ma Blasoni non credeva che il documento finisse nel rendiconto». Sul grande disegno teorizzato dall'accusa, invece, solo negazioni. Ferme, decise, per nove ore filate. «Ero arrabbiato perché vedevo che c'era un debito di ore - ha detto Blasoni davanti al pm - ma non esisteva un sistema preordinato. Non ho mai commesso una truffa». Ci sono due aspetti da chiarire: da un lato Blasoni ha riconosciuto che qualcosa, nella gestione dell'assistenza nelle decine e decine di case di riposo di Sereni Orizzonti, non stava andando bene e che fossero in corso tentativi per «massimizzare il profitto»; dall'altro il fondatore del gruppo ha ripetuto al pm di aver sempre agito in modo «lecito e non fraudolento».
I NODI
«Blasoni - ha riferito ancora l'avvocato Luca Ponti - in tutto l'interrogatorio non ha mai dato la colpa ad altri». Ha lasciato fuori i collaboratori, tutelando i sottoposti. Che fosse lui a decidere, non è mai stato messo in dubbio. «Respingo le gravi accuse, sono innocente», ha detto. Poi però si è fermato, e ha iniziato a descrivere i problemi che attanagliavano la gestione quotidiana degli ospiti delle strutture e del personale che vi lavorava e che vi lavora ancora oggi. «Riconosco l'esistenza di un problema legato alle ore di assistenza», ha detto. Si fa riferimento al minutaggio dedicato a ogni singolo ospite, che l'accusa definisce gonfiato rispetto a quello reale. «Non c'era alcuna volontà di dichiarare il falso - ha ripetuto Blasoni -. Risponderò delle ore mancanti nelle singole strutture, ma si trattava pochi minuti per ogni ospite. Il monte totale deve essere diviso per tutte le strutture. Si arriva a due minuti per ospite e in alcuni casi abbiamo dato anche più assistenza rispetto a quella prevista. Era una situazione fisiologica, dovuta anche ad assenze o malattie del personale. Le autorità di vigilanza hanno sempre controllato le nostre strutture. Sono stati commessi errori, non frodi». Massimo Blasoni resta in carcere. Lunedì i legali depositeranno l'istanza per ottenere una misura cautelare più lieve (i domiciliari). La stessa misura ieri è stata rigettata dal gip a Federico Carlassara, il direttore del personale di Sereni Orizzonti. Resta concreto, secondo il magistrato, il pericolo che possa intralciare le indagini.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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