Il Tar non crede al cacciatore confermata la revoca dei fucili

Lunedì 12 Aprile 2021
IL RICORSO
PORDENONE Il Tar ha legittimato la revoca della licenza di porto di fucile a un cacciatore sospettato di essere coinvolto in un atto di bracconaggio a Frisanco. Secondo i giudici, il giudizio di inaffidabilità che fonda il provvedimento «appare pienamente legittimo e congruamente motivato». La sentenza è stata depositata nel giro di pochi giorni. Il cacciatore, tutelato dall'avvocato Paolo Viezzi, aveva negato coinvolgimenti nell'abbattimento di un ungulato durante la notte. E aveva giustificato la presenza di un furgone come il suo nella zona dell'abbattimento sostenendo che il 12 aprile 2020 si trovava in quella località perchè impegnato nella riparazione di un tetto divelto, cosa che a distanza di un anno ha procurato una sanzione (280 euro) per violazione del lockdown nazionale a lui e agli amici chiamati a testimoniare in suo favore.
I giudici nell'esaminare il caso hanno tenuto conto della presenza del furgone inquadrato dagli impianti di sorveglianza e dal quale veniva manovrato un faro al fine di illuminare i prati circostanti alla ricerca di selvaggina. E hanno giudicato la ricostruzione del cacciatore che ha indicato altri possibili utilizzatori del furgone «del tutto inverosimile, lacunosa e smentita dai soggetti direttamente coinvolti». È vero che è stato convocato in Questura e sentito a sommarie informazioni nonostante agli atti manchi una comunicazione di avvio del procedimento, ma i giudici ritengono che la violazione si possa considerare sanata, in quanto era stato comunque messo nelle condizioni di «dare il proprio apporto partecipativo».
Ricordano poi che per l'adozione di un provvedimento amministrativo vale la regola «del più probabile che non», ribadiscono che la versione fornita dal cacciatore non appare verosimile. Nemmeno le foto esibite per confermare la cena al termine della riparazione del tetto hanno sortito l'effetto sperato: possono essere facilmente manomesse, hanno scritto i giudici. Per il Tar, non essendo stati individuati altri utilizzatori del furgone e non essendoci «una ricostruzione alternativa dotata di sufficiente verosimiglianza», al cacciatore va revocato il porto d'armi anche se non è indagato. La difesa non molla. La sentenza sarà impugnata davanti al Consiglio di Stato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci