IL SINDACO
CORDENONS Una normale influenza non dura un mese, ma ormai non c'è

Sabato 11 Aprile 2020
IL SINDACO
CORDENONS Una normale influenza non dura un mese, ma ormai non c'è più bisogno di ripetere ancora che no, il Covid-19 non è una normale influenza. Altra cosa, però, è sentirlo raccontare da chi, non da un mese ma per l'esattezza da 37 giorni è costretto a convivere con un microrganismo che non vuole saperne di andarsene. Quello di Andrea Delle Vedove, sindaco di Cordenons, è un caso clinico che può insegnare molto sull'evoluzione della malattia che ha fermato gli ingranaggi del mondo. Ma non è l'unico, perché il destino di chi il 3 marzo ha partecipato alla maledetta riunione dell'Ausir a Udine è stato più o meno lo stesso. E come Delle Vedove, anche il direttore della stessa Ausir, Marcello Del Ben, è ancora alle prese con un virus che nonostante abbia smesso di mordere (i sintomi si sono esauriti) non lascia ancora la scena. L'unico paziente guarito, dopo 23 giorni di malattia, è il sindaco di Reana del Rojale, Emiliano Canciani. Gli altri due pazienti no, nemmeno dopo cinque tamponi di controllo.
IL RACCONTO
«La mia si può definire una vera quarantena, perché in effetti sta durando da quasi 40 giorni». Andrea Delle Vedove trova anche il piglio per scherzare in faccia al virus che da inizio marzo lo costringe in casa, separato dai familiari e con il divieto assoluto di mettere il naso fuori. La sua esperienza dice che il Covid-19 è innanzitutto una malattia lunga, e che il virus è più resistente di quanto si pensasse. «E tutti quelli che si sono ammalati con me - precisa il sindaco - stanno vivendo la stessa situazione. Il virus non se ne va assolutamente in 15 giorni, ne servono più di 40 e speriamo che sabato sia la volta buona». Delle Vedove nel fine settimana ripeterà una procedura con cui ormai ha preso familiarità: altro tampone, con la speranza che finalmente il risultato sia negativo, che poi in questo strano mondo chiamato Coronavirus vuol dire positivo, per il paziente. Lo stesso, a distanza, farà il direttore dell'Ausir. Il 3 marzo si stringevano ancora le mani, si poteva immaginare di partecipare a una riunione, c'era un altro mondo. Ma a cambiare è stata soprattutto la vita di chi quel giorno ha contratto il virus.
L'EVOLUZIONE
Delle Vedove ha avuto sintomi particolarmente acuti, ma non tali da provocare il ricovero in ospedale. Ha vissuto la fase peggiore della malattia a casa, a Cordenons, e ha ripreso anche a lavorare da remoto. Però il virus è lì, annidato nel suo corpo e aggrappato a quanto trova per poter ancora essere pericoloso e soprattutto contagioso. «La mia temperatura - spiega ancora Delle Vedove - adesso si è finalmente stabilizzata, mentre sino a qualche giorno fa percepivo ancora degli sbalzi. Ma addosso mi è rimasta una debolezza difficile da raccontare, non renderebbe l'idea spiegarla. E in più non ho ancora recuperato olfatto e gusto. I sintomi peggiori sono spariti dopo 10-15 giorni, ma la battaglia è ancora in corso». Iniziata quando ancora si poteva uscire di casa, deve ancora terminare quando si inizia a parlare delle prime timide riaperture. Questo è uno dei tanti profili del Covid: venirne fuori non è facile, né breve.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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