Il record di dipendenti in affitto che rischiano di essere lasciati a casa

Domenica 11 Novembre 2018
Il record di dipendenti in affitto che rischiano di essere lasciati a casa
LAVORO
PORDENONE E se il territorio pordenonese registra qualche numero singolare sul fronte dei pensionati, non mancano i record anche sul fronte degli occupati. Un dato, tra quelli legati all'andamento del mercato del lavoro, non può non balzare all'occhio: nel Friuli occidentale i lavoratori occupati in somministrazione (cioé in affitto dalle agenzie con contratti a tempo determinato) hanno raggiunto vette altissime fino a toccare il 32,8% sul totale (non sul complessivo) dei lavoratori assunti a tempo determinato. Cioé tra gli addetti assunti con formule contrattuali precarie, quelli in somministrazione sono circa un terzo.
LO STUDIO
Un dato che - stando a un recentissimo studio dell'Ires-Fvg - pone il territorio pordenonese come quello in cui vi è il più elevato numero di interinali a livello nazionale nel settore privato. I lavoratori in somministrazione sono passati da 4.200 nel 2012 ai 7.171 nel 2016 con un incremento del 70%. E anche se mancano i dati precisi è immaginabile (vista la dinamica del mercato del lavoro negli ultimi due anni) che il numero di ex interinali sia aumentato ulteriormente.
IL DECRETO
Ed è proprio su questi lavoratori che si concentra il cosiddetto decreto dignità in vigore da alcune settimane. Obiettivo della norma voluta dal governo è quello di ridurre i contratti a termine e stabilizzare a tempo indeterminato più lavoratori possibile. Ma la medaglia ha anche l'altra faccia. Che è quella di un possibile aumento della precarietà paventato dalle imprese fin dall'estate: uno scenario che con l'andamento delle ultime settimane - ma soprattutto con le previsioni di una possibile frenata del manifatturiero con l'ultimo trimestre di quest'anno e il primo del 2019 - rischia di diventare sempre più reale. Sono in molti gli imprenditori che, di fronte al vento di incertezza che sta soffiando, alla scadenza di contratti a termine anziché assumere lavoratori a tempo indeterminato (essendo ora molto più difficile riconfermare i contratti a termine per ulteriori periodi) preferiscono attendere.
IL RALLENTAMENTO
A frenare le imprese è in particolare la riduzione della durata massima dei contratti a tempo determinato, passata da 36 a 24 mesi. Già ad agosto era scattato l'allarme rosso nel manifatturiero Friuli occidentale. Le stime di Unindustria (la maggiore delle associazioni di categoria, ma non l'unica) parlavano di oltre duemila contratti a rischio. Si tratta dei contratti a termine colpiti dal provvedimento governativo. È prevedibile che con la situazione più allarmante delle ultime settimane - molti sono infatti i segnali di un rallentamento sia negli ordinativi che nelle esportazioni, un po' in tutti i settori dell'industria manifatturiera - il numero dei possibili contratti a rischio conferma possa aumentare.
d.l.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci