IL NODO
PORDENONE A Cordenons, quando via Maestra si trasforma nell'ex provinciale

Sabato 28 Dicembre 2019
IL NODO
PORDENONE A Cordenons, quando via Maestra si trasforma nell'ex provinciale 51, un cartello sul lato destro della strada avvisa se il guado è chiuso o aperto. All'argine mancano ancora più di due chilometri. A poche centinaia di metri dall'acqua, una sbarra chiude una corsia, lasciando libera l'altra. Sulla Pordenone-Sequals, prima dell'uscita di Rauscedo, un altro tabellone in metallo segnala la chiusura dell'altro guado, quello tra San Giorgio e Vivaro. Eppure non basta, perché chi incoscientemente sceglie di rischiare la vita e attraversare il fiume anche con la sbarra abbassata, tecnicamente può farlo. Basta aggirare l'ostacolo, e il rischio è servito. E questo il motivo che spinge oggi quattro sindaci a unire le intenzioni e a presentare una proposta che prima ancora di un ponte può salvare delle vite: in corrispondenza degli accessi dei guadi sul Meduna devono essere realizzate barriere invalicabili. A dirlo sono Markus Maurmair, sindaco di Valvasone Arzene, Francesc Papais (Zoppola), Michele Leon (San Giorgio) e Mauro Candido (Vivaro).
LA RICHIESTA
«Dobbiamo evitare che altre persone rischino di morire o perdano la vita com'è successo a Iris Soncin, il 56enne che ignorando i divieti è entrato nel guado di Murlis ed è stato travolto con l'auto dal torrente in piena». I quattro sindaci fanno sistema e pensano a una soluzione rapida per evitare non solo il ripetersi della tragedia costata la vita al 56enne di Valvasone Arzene, ma anche costosi e rischiosi interventi di salvataggio da parte dei vigili del fuoco e del 118. Dall'inizio dell'anno 15 persone sono state salvate dai soccorritori dopo essere entrate con l'auto nei guadi chiusi al traffico. In un caso l'esito è stato mortale.
La prima soluzione è anche la più economica. Consisterebbe nell'installazione di quattro sbarre (due tra Cordenons e Zoppola, altrettante tra Vivaro e San Giorgio) più lunghe di quelle attualmente presenti, in grado cioè di bloccare tutta la carreggiata e di rendere impossibile il passaggio. Basterebbe dotare i mezzi di soccorso di chiavi esclusive per garantire le emergenze. Una soluzione che chiederanno almeno tre sindaci su quattro. Michele Leon, primo cittadino di San Giorgio, ricorda invece un metodo ancora più artigianale: «Una volta, in concomitanza delle piene del Meduna, si scaricava un camion di terra per impedire il passaggio dei mezzi. Ho chiesto a Fvg Strade di reintegrare la misura, ma non ho mai avuto soddisfazione. Ora torneremo alla carica». Il cumulo potrebbe essere semplicemente raso al suolo una volta superata l'emergenza. Più difficile, invece, l'installazione di panettoni a scomparsa attivabili a distanza, sul modello di quelli che sbarrano l'accesso a strade e parcheggi privati.
Un dato è certo: la Regione al momento non ha in programma uno studio di fattibilità dedicato ai ponti sui guadi. «Non è in agenda - ha confermato l'assessore Pizzimenti -. Prossimamente incontrerò i sindaci per spiegare come dovrebbe cambiare la viabilità a prescindere dai guadi». E allora meglio prevenire ed evitare altri morti con metodi spicci.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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