Il morbillo torna a fare paura Aumentano i casi in provincia

Sabato 23 Settembre 2017
IL CONTAGIO
PORDENONE Il morbillo torna a fare paura. Anche nella Destra Tagliamento dove sono stati segnalati una decina di casi e l'attenzione resta alta. «Per un semplicissimo motivo: la cosiddetta immunità di gregge, ovvero la forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa della popolazione fornisce una tutela anche a chi non ha sviluppato direttamente l'immunità - segnala Massimo Crapis, infettivologo dell'Azienda sanitaria 5 del Friuli Occidentale - , si raggiunge attorno al 95 per cento. Per quanto riguarda il morbillo, invece, in Friuli Venezia Giulia si è addirittura sotto l'83 per cento. Una percentuale bassissima che espone non solo a nuove forme di contagio ma che, soprattutto, non protegge chi non può essere vaccinato: mi riferisco, in particolare, alle persone immunodepresse e ai bambini sotto l'anno di età». Il morbillo è una malattia infettiva, molto contagiosa, che dura tra i 10 e i 20 giorni I primi sintomi sono simili a quelli di un raffreddore con una febbre che diventa sempre più alta. Successivamente appaiono dei puntini bianchi all'interno della bocca. Dopo 3-4 giorni appare l'eruzione cutanea caratteristica, composta di piccoli punti rosso vivo. Il contagio avviene per vie aeree. Il periodo di incubazione dura una decina di giorni. «Non c'è terapia specifica evidenzia Crapis e pertanto si procede trattando i singoli sintomi come somministrando il paracetamolo per far scendere la temperatura». Nei casi registrati quest'anno in provincia l'88 per cento delle persone non era stata vaccinata, mentre i restanti non si erano sottoposti ad alcun richiamo. Ma non è solo il morbillo a far preoccupare il virologo. «Purtroppo spiega stiamo osservando un ritorno di malattie che pensavamo oramai di aver debellato come la pertosse, la poliomelite e la difterite. Quest'ultima, tra l'altro, è anche difficilmente riconoscibile». Negli ultimi mesi, a Pordenone, sono stati segnalati anche alcuni casi di epatite A che hanno riguardato uomini tra i 25 e i 40 anni. Tutti omosessuali. «In due casi tiene a precisare Crapis le persone che hanno contratto la malattia erano tornate da un viaggio da paesi tropicali. I sintomi sono tra i più frequenti: nausea, vomito, diarrea, ittero (occhi e cute assumono un colorito giallastro), urine scure, feci chiare, febbre e dolore addominale. Talvolta chi è stato contagiato pensa si possa trattare di una semplice influenza e, quindi, non dà molto peso. Quindi l'epatite A potrebbe aver colpito altre persone che risultano essere ignare». La modalità di contagio sembra essere il contatto sessuale, anche se la malattia può essere trasmessa anche con il consumo di acqua e cibi contaminati, come per esempio molluschi crudi o poco cotti.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci