IL CASO
PORDENONE Le due inchieste di Torino e Pordenone sulla presunta frode

Sabato 15 Giugno 2019
IL CASO PORDENONE Le due inchieste di Torino e Pordenone sulla presunta frode
IL CASO
PORDENONE Le due inchieste di Torino e Pordenone sulla presunta frode alimentare dei prosciutti Dop continuano a scuotere la filiera del Parma e del San Daniele, due tra più prestigiosi marchi dell'eccellenza agroalimentare italiana. A Pordenone i processi sono alle porte, ma le procedure previste dal Disciplinare e dai Piani di controllo, soprattutto nella parte relativa ai pesi dei suini, che vivi devono oscillare tra i 144 e 176 chilogrammi, continuano a generare perplessità. Gli allevatori - già chiamati a difendersi per il reato di frode in commercio - non riescono a districarsi tra regolamenti intricati e indicazioni spesso contradditorie. Il terrore, nel momento in cui sono chiamati a chiamati a certificare il peso medio della partita di suini destinati al macello, è di incorrere nuovamente in violazioni penali.
La maggior parte degli allevatori friulani è a processo proprio per aver certificato pesi medi non conformi. «Alcuni - spiega l'avvocato Piergiorgio Bertoli - sono indagati per suini che avevano superato un chilo per ogni maiale». Il legale ha commissionato una consulenza per verificare le procedure relative al disciplinare del San Daniele e del Parma, oltre ai due relativi Piani di controllo. La sperimentazione, affidata al consulente Edi Sanson, è partita a febbraio. Sono stati valutati 100 carichi usando una pesa pubblica e facendo installare nel macello Pitaccolo di Castions di Strada (gruppo La Vecje Salumerie di Rivignano Teor) una pesa a pressione, in modo da poter riscontrare il peso di tutti i maiali scaricati dal camion. I Piani di controllo prevedono, in caso di partita non conforme, che il macello escluda i cosiddetti grossoni riportando la partita sotto i 176 Kg. di peso medio. Secondo il consulente l'operazione - grazie ai dati sul peso all'arrivo e il peso dei maiali singoli da scartare - sarebbe fattibile, se non fosse che l'allevatore non ha chiaro se può certificare la partita non conforme rischiando di incorrere in un reato. Nei Piani di controllo questo aspetto viene lasciato alla interpretazione dei vari soggetti. Ed è per questo che nei giorni scorsi il consulente ha posto un quesito al ministero delle Politiche agricole, ai Consorzi del prosciutto di San Daniele e Parma, nonchè ai due enti certificatori. Può l'allevatore certificare partite per 176,1 Kg. e poi apportare correzioni eliminando i suini fuori peso? Lo studio prende in considerazione anche la questione del calo peso durante il trasporto dall'allevamento al macello, circostanza che sarà al centro del dibattimento.
Sul piano giudiziario e commerciale le conseguenze delle inchieste di Torino e Pordenone sono evidenti nel rapporto 2018 dell'Ispettorato centrale repressione frodi: 300 indagati; 810.000 prosciutti di Parma e San Daniele sequestrati a causa del mancato rispetto dei disciplinari di produzione in ordine alla genetica dei suini (inseminazioni con Duroc danese, razza che cresce più in fretta e non è adatta per i prosciutti Dop), dell'alimentazione impiegata e del peso medio alla macellazione; 480.000 cosce smarchiate; altre 500mila smarchiate d'iniziativa dagli allevatori. In mezzo c'è stato il commissariamento per sei mesi dei due istituti di certificazione di Parma e San Daniele. Con un ulteriore commissariamento per l'Ipq di Parma, sfociato soltanto un paio di giorni fa con le dimissioni in blocco degli ispettori, gli unici che potevano certificare il marchio.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci