IL CASO
PORDENONE Il medico di base non c'è. Così i pazienti, soprattutto

Sabato 18 Gennaio 2020
IL CASO
PORDENONE Il medico di base non c'è. Così i pazienti, soprattutto quelli più anziani, sono costretti ad arrangiarsi come possono. Qualcuno ha pensato bene, per supplire al disagio, di mettere a disposizione la propria auto per accompagnare a ritirare una ricetta o per una visita chi, altrimenti, sarebbe impossibilitato a muoversi. Da più di un anno nel quartiere di Rorai Grande manca il medico di medicina generale. Dopo il pensionamento nel 2018 di Santa De Franceschi nessun'altro dottore si è fatto avanti per coprire quel posto. E pensare che l'Azienda sanitaria aveva proposto anche ai medici più giovani di aprire là un ambulatorio. Ma niente da fare. Nessuno, seppure il Distretto urbano avesse indicato la possibilità di usufruire degli spazi appena inaugurati del Centro sociale, si è reso disponibile.
PAZIENTI REDISTRIBUITI
I pazienti prima seguiti della dottoressa De Franceschi sono stati redistribuiti tra i medici di medicina generale che operano a Pordenone. «Il problema è sorto - spiega Giovanni Rampogna, 84 anni quando gli anziani hanno cominciato ad avere bisogno di recarsi dal nuovo medico curante. Io sono fortunato che ancora guido, ma mi metto nei panni di chi non ha la macchina o di chi, per motivi di salute, non può permettersi di fare grossi spostamenti. Ci sono persone che come me hanno superato gli 80 anni che hanno magari dovuto scegliere un medico dall'altra parte della città rispetto a Rorai. È avvilente che qui nessun dottore abbia voluto insediarsi». Dal momento che l'Azienda sanitaria non può in alcun modo obbligare ad aprire un ambulatorio in una zona prestabilita, magari carente, Rorai Grande è rimasto escluso dalle preferenze. Tutti i dottori hanno declinato l'invito, scegliendo soprattutto il centro, pur consci che nel quartiere avrebbero avuto immediatamente numerosi pazienti. Per loro, dunque, sarebbe stato facile, in poco tempo, raggiungere il tetto massimo imposto dei mille e 500 utenti.
AZIENDA SANITARIA
L'Azienda sanitaria non intende comunque demordere. Ricordando che per i pazienti che non posso spostarsi il medico di base può recarsi al loro domicilio, proverà nuovamente a sollecitare. Magari con la prossima infornata di dottori che dovrà andare a sostituire i colleghi che andranno in pensione sarà privilegiata la possibilità di ripristinare l'ambulatorio a Rorai Grande. Attualmente nel quartiere ci sono anziani costretti ad organizzarsi come possono. C'è chi mette a disposizione di altri, che devono recarsi dallo stesso medico condotto, la propria automobile. È un sistema (per chi lo utilizza) che funziona ma, come ha ribadito Rampogna, «è impensabile che il popoloso quartiere di Rorai non abbia un medico di base. I disagi non mancano e, purtroppo, si stanno facendo sentire dal 2018». Nel giro dei prossimi cinque anni saranno una sessantina i medici di medicina generale che andranno in pensione. La cifra rappresenta quasi un terzo del numero totale - poco più di duecento - dei medici di famiglia che operano nel Friuli Occidentale. Tenendo conto della grande difficoltà nel ricambio con la quale la categoria deve già fare i conti, circa novantamila cittadini-utenti saranno interessati dal problema. C'è insomma il rischio di rimanere senza medico o, comunque, di trovarsi di fronte a una copertura sanitaria di base non più sufficiente. A Pordenone, però, almeno per adesso il problema sembra non sussistere. In servizio sul territorio comunale ci sono 32 medici di famiglia, di cui 12 con una capacità nell'insieme di prendere in carico ulteriori 3mila e 600 assistiti, oltre ai 45mila e 400 residenti già in carico ai 32 medici di medicina generale che operano in città.
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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