IL CASO
PORDENONE I soldi trasferiti all'estero, somme tra i 3mila e 6mila euro,

Sabato 23 Marzo 2019
IL CASO
PORDENONE I soldi trasferiti all'estero, somme tra i 3mila e 6mila euro, non sempre avevano nome e cognome. O meglio, le operazioni di invio del denaro venivano fatte utilizzando i documenti di identità di persone, soprattutto immigrati, che non avevano nulla a che fare nè con la somma nè con i destinatari della stessa. Wasim Mohammed, 46 anni, bengalese che risiede a Pordenone, ieri è stato condannato per violazione della normativa antiriciclaggio. Il giudice Piera Binotto gli ha inflitto 8 mesi di reclusione e 12mila euro di multa. Dei nove cittadini - sia italiani che stranieri - a cui Mohammed aveva attribuito le operazioni, uno si era costituito parte civile con l'avvocato Laura Ferretti. Ha ottenuto il risarcimento in sede civile e una provvisionale immediatamente esecutiva di 800 euro. Il titolare del call center dovrà pagargli anche le spese di costituzione di parte civile. L'uomo è stato assolto per un unico episodio, riferito a una somma complessiva di 3.792 euro inviata tra l'agosto 2015 e il febbraio 2016 in Bangladesh. Le operazioni irregolari erano emerse il 5 aprile del 2017 durante un controllo. I nove possessori delle carte di identità usate per trasferire denaro all'estero avevano disconosciuto le operazioni.
In tema di antiriciclaggio la normativa è molto severa, anche perchè spesso c'è il rischio che si usino dati di altre persone per finanziare attività illecite o sostenere gruppi terroristici. La pena va da uno a cinque anni di reclusione anche per chi, al fine di trarne profitto per sé o per altri, falsifica o altera carte di credito o di pagamento o qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante.
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