I sindaci di Barcis e Cimolais all'unisono «Case a un euro? Servono meno tasse»

Mercoledì 22 Gennaio 2020
I sindaci di Barcis e Cimolais all'unisono «Case a un euro? Servono meno tasse»
GLI AMMINISTRATORI
BARCIS «Noi siamo amministratori pro-tempore delle proprietà comunali, che appartengono alla collettività. Non possiamo pertanto disporne come se si trattasse di un bene nostro. L'alienazione di un immobile ad un prezzo simbolico - e pertanto nettamente inferiore al valore di mercato - rappresenterebbe un danno erariale, perché il patrimonio pubblico verrebbe svenduto a un privato a un prezzo infinitesimo rispetto a quanto sarebbe la base d'asta in una normale vendita. La differenza, se la deve coprire l'amministratore», è la risposta del sindaco di Barcis, Claudio Traina, e del suo omologo di Cimolais, Davide Protti, alla proposta dell'Ascom di cedere a un euro dei beni pubblici per favorirne il rilancio. «La politica per la montagna da 50 anni batte sempre gli stessi tasti - proseguono i primi cittadini -. L'unica possibilità per provare ad invertire la rotta è una fiscalità di vantaggio o addirittura a tassazione nulla. Perché i cittadini, i commercianti, gli artigiani che abitano e lavorano in montagna devono essere soggetti alla stessa pressione fiscale di un loro omologo che vive nei centri maggiori? Perché mai devono essere uguali nel trattamento fiscale e discriminati in merito ai servizi erogati? Ringraziamo Ascom e altre associazioni della provincia per l'attenzione comunque prestata alla montagna, ma vorremmo mettere in guardia che proposte del genere, se non precedute da una profonda riforma fiscale, non sortirebbero alcun effetto sostanziale - ammoniscono i sindaci valcellinesi -. Prima è necessario prendere l'antibiotico, poi, una volta abbattuta la carica batterica, possiamo anche pensare allo zabaione per rimetterci in forze. Possiamo fare una previsione: pochissime attività nasceranno e la quasi totalità avrà durata limitata. In fondo, anche se acquisisco uno stabile gratis, devo lavorarlo e adattarlo alle esigenze. Cioè devo investire soldi, propri o da contributo - bene che vada -, per rischiare di realizzare un'attività che non genererà reddito». Traina e Protti ricordano che «per quanto riguarda l'applicazione di questo criterio, non crediamo ci sarà un aumento dei residenti. Perché non è tanto il costo dell'immobile che incentiva a risiedere in un posto, bensì le prospettive che questo luogo garantisce. Sarebbe una manna invece per gli acquirenti di seconde case. Per carità, nulla contro le seconde case, i cui proprietari sono sempre bene accetti nelle nostre comunità e che in fondo garantiscono entrate all'erario comunale mediante il pagamento dell'Imu. Ma un villaggio è vivo se è composto in prevalenza da prime case, se le persone vi abitano e lavorano, ci fanno la spesa e bevono un caffè. La ressa del 15 di agosto non potrà mai compensare il deserto del 15 novembre. Sia chiaro ai nostri amministratori regionali e nazionali, ammesso e non concesso che tale argomento sia di loro interesse, che non vi è altro sistema se non la fiscalità di vantaggio per la montagna interna - concludono dalla Valcellina -. Tutto il resto sono palliativi. Anche l'idea di aumentare il compenso ai sindaci è un controsenso, quando abbiamo le strutture amministrative comunali svuotate. Per fare i sindaci in piccoli comuni bisogna essere degli sprovveduti, oppure si è innamorati del proprio paese, oppure entrambi. Non è una questione di soldi».
L.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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