I MEDICI
PORDENONE Probabilmente hanno ragione gli inventori (sparsi) del motto

Sabato 4 Aprile 2020
I MEDICI PORDENONE Probabilmente hanno ragione gli inventori (sparsi) del motto
I MEDICI
PORDENONE Probabilmente hanno ragione gli inventori (sparsi) del motto tutto andrà bene. Di certo lo slogan non è perfettamente aderente a quello che è successo, anche negli ospedali e nelle strutture protette del Friuli Venezia Giulia, nel recentissimo passato. In questo caso, purtroppo, non tutto è andato bene. Il virus sconosciuto ha sorpreso tutti, dagli analisti ai decisori, sino a chi oggi garantisce in modo ferreo la sicurezza del personale al lavoro negli ospedali. E in regione ora si paga un prezzo alto, in proporzione pari a quello della Lombardia, cioè l'epicentro di questo terremoto che lascia intatte le case e punta alle vite.
I NUMERI
Il bilancio dell'Istituto superiore di sanità ha un'intera sezione dedicata all'incidenza del contagio sul personale sanitario. L'analisi è divisa per regioni, e per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, non è particolarmente lusinghiera. Gli operatori sanitari contagiati dall'inizio dell'emergenza, infatti, secondo il rapporto dell'Iss sono 190, anche se molti tamponi non sono ancora stati messi a referto, quindi il conto potrebbe ancora alzarsi. Ma è la percentuale rispetto alla forza lavoro impiegata e al totale dei cittadini contagiati a disegnare il quadro meno confortante: in Friuli Venezia Giulia la quota del contagio dedicata al personale sanitario arriva al 14 per cento. Si tratta di un dato quasi perfettamente sovrapponibile con quello della Lombardia. In Veneto, invece, ci si ferma al 4,4 per cento e in Emilia Romagna il dato sale al 7,7 per cento, cioè alla metà di quello friul-giuliano.
LE CAUSE
Oggi gli ospedali e le strutture sanitarie hanno varato piani straordinari per garantire percorsi separati, organizzare reparti dedicati al Covid-19 e completamente sigillati. A San Vito, in casa di riposo, il personale dorme in una foresteria ricavata nella struttura; a Zoppola c'è già un edificio pronto per replicare la soluzione sanvitese e sempre a Zoppola c'è un intero piano dedicato agli ospiti positivi. Insomma, si è agito. Ma lo si è fatto in ritardo rispetto alla velocità del virus. A pesare sono state l'iniziale mancanza dei dispositivi di protezione individuale (i medici di base hanno condotto una battaglia con toni accesi sull'argomento) e la sorpresa causata dall'irruzione dell'epidemia. Non tutti hanno subito adeguato i comportamenti alla nuova sfida, e il virus è entrato negli ospedali e nelle case di riposo. Nel Pordenonese è accaduto a San Vito, in ospedale e nell'Rsa, al Santa Maria degli Angeli e a Spilimbergo, oltre al caso ormai noto della residenza per anziani di Castions. Quanto ai medici di medicina generale, due i casi accertati di positività.
CASE DI RIPOSO
Cgil, Cisl e Uil lanciano un appello alla Regione e ai sindaci: l'obiettivo è quello di proteggere ancora di più le case di riposo, con tamponi settimanali agli operatori e una fornitura costante e assicurata di dispositivi di protezione individuale. Ieri ha parlato il direttore della struttura di Castions di Zoppola, Ludovico Cafaro: «Le soluzioni codificate nei nostri protocolli operativi a cui avremmo fatto ricorso quando l'emergenza avesse travalicato le nostre possibilità, non sono più facilmente percorribili, stante l'emergenza che vivono le strutture ospedaliere. In questo quadro, comprendiamo l'ansia che vivono le famiglie nell'attendere notizie e sperare che quelle positive prevalgano su quelle meno buone». La struttura ha istituito una sezione dedicata del sito internet, con tutti gli aggiornamenti legati alla situazione delicata che stanno affrontando ospiti, famiglie e operatori sanitari. Per coloro i quali non potessero utilizzare i canali informatici, la direzione ha previsto l'invio tramite appositi canali telefonici delle stesse informazioni che si possono trovare in rete.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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