L'INCHIESTA
PORDENONE Sabato si è costituito parte civile al processo sulla

Mercoledì 20 Febbraio 2019
L'INCHIESTA PORDENONE Sabato si è costituito parte civile al processo sulla
L'INCHIESTA
PORDENONE Sabato si è costituito parte civile al processo sulla mega truffa della Venice Investment Group lamentando di aver perso di 6 milioni, ieri notte Samuele Faè, 41 anni, di Caorle, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione anti Camorra della Dda di Venezia. Associazione per delinquere è l'accusa. Avrebbe favorito, tra il 2011 e il 2015, gli uomini del clan dei Casalesi infiltrati tra Eraclea e Caorle, rafforzandoli e contribuendo alla «realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa». Avrebbe messo a disposizione del clan la sua società Dolomia Srl per emettere le fatture false gestite dal sodalizio, acquisito informazioni su indagini che interessavano l'organizzazione e procurato banche in Svizzera e Città del Vaticano.
LEGAMI CON VENICE
Il suo arresto alza un sipario che finora, per non pregiudicare l'inchiesta veneziana, era rimasto calato sulla Venice Investment Group: i 9 milioni che Faè aveva affidato a Fabio Gaiatto, ottenendo poi la restituzione di 3,1 milioni, a chi appartenevano? Arrivavano da Eraclea e Caorle? Venice era diventata la lavatrice dei soldi guadagnati illecitamente dal clan? Che legami ci sono tra l'organizzazione camorristica stroncata dalla Guardia di finanza di Venezia e i Casalesi protagonisti delle estorsioni in Croazia, finalizzate al recupero di somme di denaro investite nella Venice? L'avvocato Fabio Capraro parla di un Faè basito di fronte ai finanzieri che perquisivano alle tre di notte la sua casa: «Non riusciva nemmeno a parlare».
PARTI CIVILI
Il 2 marzo le difese dei 17 imputati della Venice solleveranno sicuramente eccezioni sulle pretese risarcitorie avanzate da Faè. C'è tutto l'interesse a tenerlo fuori dal procedimento penale pordenonese. Finora si sono costituiti 854 risparmiatori. Alla prossima udienza il numero lieviterà, perchè soltanto attraverso l'associazione Afue si prevedono ulteriori 300/350 costituzioni.
ROMANI
Najima Romani aveva chiesto una modifica della misura cautelare in carcere. Il suo legale, Elisa Trevisan, sperava di farle ottenere i domiciliari, anche grazie alla collaborazione dimostrate dopo la detenzione nel carcere di Trieste. La Procura di Pordenone ha però dato parere favorevole. La compagna di Gaiatto resta in cella nonostante abbia messo a disposizione degli inquirenti tutti i suoi beni affinchè vengano utilizzati per risarcire i risparmiatori traditi dal trader portogruarese che prometteva rendimenti stratosferici investendo nel mercato valutario.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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