IL PROFILO
BUDOIA Un'espressione sorridente, un viso buono e tanta voglia di

Martedì 19 Marzo 2019
IL PROFILO BUDOIA Un'espressione sorridente, un viso buono e tanta voglia di
IL PROFILO
BUDOIA Un'espressione sorridente, un viso buono e tanta voglia di lavorare. È questo il profilo che emerge parlando di Jurica Jure Pintar. Venticinque anni compiuti il 7 marzo, alla I. M. di via Cial de Zuc dal dicembre del 2017, il saldatore di nazionalità croata viveva a Coltura di Polcenigo insieme con alcuni amici. Era arrivato in Italia da pochi anni lasciando Gorican, piccolo paese croato che dista qualche chilometro dal confine con l'Ungheria, per trovare maggiori opportunità di lavoro. Un'occupazione che gli permettesse anche di aiutare la famiglia madre e fratelli che aveva dovuto fare i conti, quando Jurica era ancora piccolino, con la scomparsa del padre.
IL DOLORE
Nella fabbrica di Budoia ieri mattina si respirava aria di incredulità e sconcerto. All'esterno i lavoratori, molti dei quali alle dipendenze della Metalvar Italia di Latisana, cercano di darsi manforte l'uno con l'altro. Ma è difficile non pensare ad un 25enne che, per cause che sono ancora in corso di accertamento, è stato appena travolto da una lastra da 1,8 tonnellate che era intento a puntellare. La maggior parte degli operai tra saldatori e carpentieri è giovane. Sono quasi tutti stranieri e arrivano dall'Est Europa: Croazia, Bosnia e Slovenia. Ma ci sono anche italiani. Milan Ancelj, 54 anni, da venti alla I. M. , a stento trattiene le lacrime. Jure lavorava a trenta metri di distanza da lui: «Non ho visto la scena racconta ma ho sentito un fortissimo rumore e, subito dopo, tutti che si precipitavano a soccorrerlo. Purtroppo però non c'era più niente da fare. La piastra lo aveva investito in pieno, schiacciandolo, senza lasciargli scampo. Tutti noi ci siamo prodigati per sollevare quella lastra pesantissima: soltanto un miracolo lo avrebbe potuto salvare». Ancelj e Pintar avevano scambiato qualche parola prima di cominciare il turno di lavoro. Tra i due, nonostante la differenza di età, c'era un ottimo rapporto che andava oltre la sfera lavorativa: «Dal momento che sono senza macchina, avendo fatto sei mesi fa un incidente stradale - sottolinea il collega con gli occhi gonfi di lacrime -, spesso, avendo gli stessi turni, si rendeva disponibile ad accompagnarmi a casa o a venirmi a prendere. Era un ragazzo d'oro, sempre disponibile e allegro. Proprio ieri mattina, mentre bevevamo insieme un caffè, avevamo parlato di una casa. Mi aveva detto: dai Milan, ti aiuto io a cercarla. Sembra davvero tutto strano, così surreale, che adesso non ci sia più. Mi mancheranno le tante chiacchierate assieme, le sue battute, i consigli che gli davo quasi fossi un padre avendolo (lui) perso quando era ancora bambino. Mi mancherà tutto di lui».
IL RICORDO
Un venticinquenne come tanti altri, contento di essere arrivato in Italia e di aver trovato un lavoro. Che gli piaceva e che gli dava soddisfazione. Amava la sua Polcenigo, dove viveva con alcuni amici, e non perdeva l'occasione, sfruttando i numerosi saliscendi, per tenersi in allenamento. Nella sua ultima foto-profilo su Facebook, appare in tenuta sportiva, con le cuffie del telefono appoggiate al collo, pronto per iniziare una seduta di corsa. Sullo sfondo uno scorcio della Pedemontana. La notizia della morte di Pintar ha raggiunto presto anche il sindaco Mario Della Toffola: «Quando si muore sul posto di lavoro non ci sono nazionalità o religioni che tengano, a maggior ragione quando si tratta di un giovane che, com'è giusto che sia, ha ancora una vita davanti. A nome di tutta la comunità, della quale Jurica faceva parte, voglio esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia».
Al.Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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