Giovane morto in carcere, l'associazione Antigone è stata ammessa parte civile

Sabato 16 Febbraio 2019
LA DECISIONE
PORDENONE L'associazione Antigone, attiva per la difesa dei diritti dei detenuti, è stata ammessa come parte civile nel processo per la morte di Stefano Borriello nel carcere di Pordenone il 7 agosto 2015 che vede imputato il medico del carcere pordenonese. Ne dà notizia la stessa associazione in una nota, riferendo l'esito della decisione del tribunale di Pordenone presa durante la prima udienza dibattimentale. «Fin dai primi mesi successivi alla morte del ragazzo, Antigone, attraverso il proprio Difensore civico, come accaduto anche in altre occasioni, ha seguito l'intera vicenda», dichiara il presidente Patrizio Gonnella. «Le incongruenze sulla morte di Stefano Borriello - ricorda Simona Filippi, già difensore civico di Antigone e avvocato che sta seguendo il processo - erano molte, cosa che ci spinse l'8 aprile 2016 a presentare un esposto davanti alla Procura della Repubblica di Pordenone e poi a seguire la fase delle indagini, con apposite perizie realizzate da medici incaricati dalla nostra associazione, sino ad opporci alla richiesta di archiviazione. È proprio questa attività - conclude l'avvocato Filippi - che ci ha spinto a presentarci come parte civile». «Questo processo - precisa Gonnella - pone il tema del rispetto del diritto alla salute che è connesso al diritto alla vita. Noi siamo nel processo non perché vogliamo capri espiatori ma per stare dalla parte di chi cerca giustizia».
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