Estorsioni mafiose, il pm chiede 9 anni per Gaiatto

Martedì 25 Febbraio 2020
IL PROCESSO
TRIESTE Condanne per oltre 38 anni di carcere sono state chieste dal pm Massimo De Bortoli per le estorsioni croate ideate per recuperare, a Pola, 10 milioni di euro per conto della Venice Investiment Group. Il processo si sta celebrando a Trieste in udienza preliminare e agli imputati si contesta il concorso in estorsioni aggravate dal metodo mafioso.
Per il trader portogruarese Fabio Gaiatto, già condannato a 15 anni e 4 mesi per la mega truffa della Venice e presente in aula accanto all'avvocato Guido Galletti, il Pm ha concluso per una condanna a 9 anni di reclusione e 10mila euro di multa. Per Gennaro Celentano, di Sant'Antimo, tuttora in carcere, ha chiesto 10 anni e 11mila euro; per Mario Curtiello, anche lui di Sant'Antimo, 5 anni e 8mila euro; per Domenico Esposito, di Sant'Antimo, e Walter Borriello, domiciliato a Torre del Greco, 8 anni 4 mesi e 12mila euro ciascuno; per l'ex pugile olimpico Ovidiu Bali, ai domiciliari a Roma, 5 anni e 8mila euro; per Giovanni Cozzalino, residente a Concordia Sagittaria, è stata chiesta una condanna a 1 anno 8 mesi e 300 euro per aver rubato una bicicletta davanti alle Poste di Portogruaro e l'assoluzione per le estorsioni per insufficienza di prove. L'assoluzione, sempre come formula dubitativa, è stata proposta anche per Luciano Cardone, residente a Soliera.
Tre sono le costituzioni di parte civile per conto dell'ex commercialista di Gaiatto, Karin Perusko, Mario Bariggi e Marco Cavalli, minacciati e intimiditi nei loro uffici di Pola nel febbraio e nel marzo 2018. E tre sono i capi di imputazione principali segnati dal metodo mafioso: due estorsioni e un tentativo (la quarta imputazione riguarda solo Cozzolino ed è legata al furto della bicicletta). Secondo la ricostruzione della Procura antimafia di Trieste, che ha coordinato i finanzieri della Dia, tra il 6 e 20 febbraio 2018, periodo in cui Gaiatto aveva la necessità di recuperare 10 milioni, sarebbero entrati in scena gli uomini del clan dei Casalesi. Per spaventare la commercialista di Pola, Karin Perusko, dissero: «Noi siamo i Casalesi, quelli veri, non gli altri. Gaiatto ci ha detto che una parte dei soldi sono finiti negli uffici di Pola. Siamo venuti a vedere se li avete voi». In seguito alle intimidazioni ci furono passaggi di proprietà a favore della Studio Holdindg di Gaiatto, di auto di lusso e denaro in contante da parte di Bariggi e dello stesso Cavalli.
Nell'udienza di ieri il tempo non è stato sufficiente per consentire alle difese di concludere la discussione. Il gup Massimo Tomassini ha aggiornato il processo alla fine di marzo prevedendo, nel caso ve ne fosse la necessità, anche un'ulteriore udienza a maggio.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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