Estorsione al gestore del night club, condanne per 15 anni di carcere

Sabato 26 Maggio 2018
IL PROCESSO
PORDENONE Quindici anni di condanne (e un'assoluzione con formula dubitativa) per aver costretto Adriano Marton, il titolare del night club Le Rififi a utilizzare carte di credito clonate per ottenere denaro contante. É l'esito del processo che vedeva imputati per concorso in estorsione e per l'utilizzo di carte di credito contraffatte il 35enne albanese domiciliato a Pravisdomini An Dobjani (difeso dall'avvocato Paola Tanzi), il 64enne di Sacile Omero Cazorzi (avvocato Diego Da Ros), il 30enne di Fontanafredda Alex Pavan (avvocato Arnadlo De Vito) e suo padre, il 66enne Valter Pavan (avvocato Enrico D'Orazio).
LA SENTENZA
Il collegio dei giudici del Tribunale di Pordenone, aumentando le richieste di condanna formulate dal pm Maria Grazia zaina, ha inflitto sette anni di reclusione e 1.500 euro di multa ad An Dobjani (con l'espulsione dall'Italia a pena espiata), e quattro anni oltre a 1.000 euro di multa di reclusione ciascuno ad Alex Pavan e a Omero Cazorzi. Valter Pavan è stato invece assolto con formula dubitativa per non aver commesso il fatto. I giudici hanno anche condannato gli imputati al risarcimento della vittima, costituitasi parte civile con l'avvocato Catia Salvalaggio, disponendo una provvisionale di 5mila euro. Lo scorso ottobre, nell'udienza preliminare di fronte al Gup Piera Binotto, il 42enne sacilese Christian Casagrande, difeso dall'avvocato Alessandro Magaraci era stato condannato con rito abbreviato a 3 anni e 8 mesi di reclusione.
L'INDAGINE
I fatti risalgono al 2013 e i cinque imputati erano accusati di aver in più occasioni minacciato di morte l'ex gestore del night Le Rififi costringendolo a usare indebitamente carte di credito clonate da Dobjani. Per la Procura, spingevano Marton a verificare che le tessere fossero attive, in modo da usarle per prelievi di denaro in contante o per pagamenti. La disponibilità di l'avrebbero ottenuta sotto minaccia: «Se non ci aiuti ti mandiamo una squadra di amici che ti distrugge il locale e ti riempiamo di botte». E ancora: «Gli amici si stanno stancando dobbiamo iniziare... ti diamo fuoco». Quando la vittima chiese di mettere fine al sistema, avrebbero preteso 3 mila euro. Nel momento in cui incassarono il denaro i carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone fecero scattare gli arresti. Secondo l'accusa, la mente di tutto il sistema sarebbe stato Dobjani, che quando fu arrestato era in Italia con visto turistico, per far visita ai genitori che abitavano a Pravisdomini.
G.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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