Duplice delitto, ora si decide su Mariarosaria e il latitante

Martedì 6 Marzo 2018
Duplice delitto, ora si decide su Mariarosaria e il latitante
LA SENTENZA
PORDENONE In Procura, legati al duplice omicidio nel parcheggio, ci sono tre fascicoli rimasti in sospeso. Il sostituto procuratore Pier Umberto Vallerin sta per riprenderli in mano alla luce della pubblicazione delle motivazioni della sentenza che condanna il 28enne Giosuè Ruotolo all'ergastolo, con due anni di isolamento diurno, per l'uccisione di Trifone Ragone e Teresa Costanza la sera del 15 marzo 2015.
IL FAVOREGGIAMENTO
Il primo riguarda Mariarosaria Padrone, fidanzata di Ruotolo, su cui la Corte d'assise a lungo si sofferma. I giudici fanno propria la ricostruzione della Procura. In un primo tempo la giovane si è adoperata per aiutare Ruotolo a dimostrare a Ragone che non era lui l'autore dei messaggi molesti inviati a Teresa da Anonimo Anonimo, attraverso Facebook, per farle credere che il fidanzato aveva un'amante. Mariarosaria è infatti l'autrice dei cosiddetti messaggi deliranti inviati a Ruotolo: la sua follia doveva essere esibita per indurre Ragone a non denunciare Giosuè. Anche per quanto riguarda i messaggi che la Corte definisce giudiziari c'è sempre di mezzo Mariarosaria: finge un'inchiesta a Cassino in merito a una fantomatica aggressione da parte di una soldatessa verso la quale Ruotolo aveva manifestato simpatia. Tra un messaggio e l'altro parla anche di un accesso abusivo nel profilo Facebook di Ruotolo. Insomma, un piano alternativo, per far credere che i messaggi molesti a Teresa non erano stati inviati da Ruotolo, ma da qualcuno che aveva usato il suo profilo Facebook abusivamente. In un secondo momento ha aiutato il fidanzato a eludere le indagini chiedendo alle amiche di Somma Vesuviana di tacere proprio su quello che la Corte ha chiamato il «fulcro del movente»: le molestie su Facebook. «Sono motivazioni scrupolose e dettagliate - ha osservato il pm Vallerin - Le esaminerò con maggior attenzione per definire la posizione della Patrone, al momento indagata di favoreggiamento».
IL TESTIMONE
Lo stesso vale per Andrea Capuani, il testimone che si trovava nel parcheggio, sentì gli spari e non vide l'Audi A3 di Ruotolo. La Procura temeva fosse reticente. Per la Corte è credibile. Anche perchè è illogico pensare che l'omicida possa aver teso l'agguato a ridosso della Suzuki Alto delle vittime. È probabile che la sua auto fosse più arretrata e che Ruotolo, per non essere visto, si sia avvicinato soltanto quando i fidanzati stavano salendo in macchina. «Questa impostazione - afferma il Pm - mi permette di rivedere la posizione del testimone».
IL FUGGITIVO
Infine, Lorenzo Kari, il nomade che a luglio 2015 con le sue clamorose rivelazioni mise gli investigatori sulla pista bresciana e adesso rischia un'imputazione per false rivelazioni alla Procura. «Non attendibile - così lo ha definito la Corte - le sue dichiarazioni sono prive di riscontri e non forniscono alcun elemento di sospetto concreto, atto a fornire un dubbio su una diversa genesi dell'omicidio». Una conclusione a cui si ribella l'avvocato Maurizio Mazzarella, che ha sempre sostenuto la versione del suo cliente: «Non aveva motivo di mentire. È tutto vero: era stato ingaggiato per uccidere i fidanzati, poi si è tirato indietro incassando soltanto un anticipo». Quando collaborò con gli inquirenti era detenuto: evase subito dopo la testimonianza. Arrestato dopo mesi di latitanza, evase nuovamente dopo la testimonianza in Tribunale. È tuttora latitante.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci