Da complice a vittima del clan, la doppia veste di Gaiatto

Sabato 9 Novembre 2019
LE DUE INCHIESTE
PORDENONE Qual è il vero legame tra Fabio Gaiatto e il clan dei Casalesi? Il fondatore della Venice Investment Group, condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione per la truffa milionaria del forex, il 20 novembre comparirà davanti al gup Massimo Tomassini. È chiamato a difendersi dall'accusa di concorso in estorsione e associazione mafiosa per le intimidazioni esercitate nei confronti dei suoi ex collaboratori di Pola, in Croazia, nella primavera del 2018. Secondo la Procura antimafia di Trieste, spendendo il nome del clan avrebbe fatto pressioni, assieme ai coimputati, per recuperare denaro e ottenere il passaggio di proprietà di auto di lusso. Gli inquirenti di Trieste gli ritagliano un ruolo da estorsore, la Dda di Venezia lo inserisce invece nella lista delle vittime del clan di Eraclea. Attraverso Samuele Faè - l'imprenditore finito nella lista delle vittime della Venice per 6 milioni di euro - Gaiatto sarebbe stato costretto a consegnare ripetutamente somme di denaro, tra cui 250mila euro direttamente a Luciano Donadio, il boss di Eraclea. A luglio Gaiatto è stato a lungo sentito dal pm Roberto Terzo, a cui ha ribadito di essere stato intimidito e minacciato dal clan dei Casalesi. E che tra luglio 2017 e agosto 2018 le minacce sarebbero state pesanti: «Tu non hai idea con chi hai a che fare... Tira fuori i soldi o ci scappa il morto».
Gli inquirenti di Pordenone e di Trieste hanno sempre dubitato sulla credibilità di Gaiatto. «La Procura di Venezia - osserva l'avvocato Guido Galletti - ha dato invece una lettura completamente diversa alle dichiarazioni rese da Gaiatto e lo ha ritenuto attendibile». I ruoli di Faè e Gaiatto si sono dunque rovesciati e la chiusura delle indagini veneziane dà la possibilità alla difesa di Gaiatto di tentare di ridimensionare sia la sentenza di Pordenone sia l'inchiesta di Trieste arrivata in udienza preliminare. A giorni sarà presentato l'appello sulla sentenza di primo grado emessa dal gup Eugenio Pergola a Pordenone. «Farò valere anche in quella sede le conclusioni della Dda di Venezia», anticipa Galletti.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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