Crac Verardo bloccato dai ricorsi delle banche

Venerdì 23 Febbraio 2018
IL CASO
PORDENONE Quattro garanzie ipotecarie revocate dal giudice, quattro impugnazioni in Cassazione e una procedura fallimentare bloccata da cinque anni. È il caso della Verardo Spa di Brugnera, la storica azienda del distretto del mobile dichiarata fallita nel maggio del 2011. L'ultima udienza per la valutazione delle insinuazioni nello stato passivo è datata 2015, ma nessun creditore (fatta eccezione per qualche importo irrisorio) è stato ristorato. «Ci sono 5 milioni di euro fermi dal 2012 - conferma il curatore fallimentare, il professionista pordenonese Alberto Cimolai - Mi auguro che la situazione adesso si sblocchi e che il Tribunale decida come debbano essere ripartiti questi 5 milioni tra i creditori». Spettano alle banche o ai fornitori?
Tutto nasce dal fatto che quattro istituti di credito - FriulAdria, Bcc Pordenonese, Bnl e Cassa di risparmio Fvg - prima del crac avevano concesso alla Verardo un mutuo garantito da ipoteca destinata a ripianare uno scoperto nei conti bancari. Con quei finanziamenti, infatti, le banche avevano ripianato debiti preesistenti che l'azienda aveva contratto con gli stessi istituti. La parte di finanziamento rimasta nella disponibilità della Verardo al momento del fallimento era invece finita nella lista dei creditori privilegiati. Il Tribunale ha però revocato le ipoteche ritenendo che la Verardo avesse fatto fronte con un «mezzo anomalo» alle passività, ripianate proprio con il mutuo fondiario.
Le quattro banche non hanno accettato il decreto del giudice delegato del fallimento, all'epoca Francesco Petrucco Toffolo, e hanno impugnato il provvedimento. Con un'ordinanza la Cassazione si è espressa sul primo ricorso, quello della Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia, che vale 2,3 milioni di euro. Pur avendolo accolto soltanto in parte, ha rinviato la questione al Tribunale di Pordenone affinchè decida sulle garanzie ipotecarie. I tempi? L'augurio è che siano quanto più brevi possibile. «Il Tribunale - spiega Cimolai - deciderà con rito abbreviato e contiamo che la decisione, dopo il pronunciamento della Cassazione sugli altri tre ricorsi, possa chiarire come dovremo ripartire tra i creditori il ricavato della vendita del complesso di Tamai».
Nei giorni scorsi un'ordinanza della Cassazione aveva riguardato un'altra importante azienda pordenonese, la Fadalti Spa, con l'accoglimento del ricorso della Banca popolare Friuladria-Credit agricole. Riguardava la mancata ammissione al passivo dell'amministrazione straordinaria della società sacilese di un credito di 4,6 milioni scaturito dall'estinzione anticipata di un contratto di derivati. Secondo il Tribunale di Pordenone, Fadalti non poteva essere vincolata dalla dichiarazione di «operatore qualificato» resa nel contratto sottoscritto dall'Immobiliare Gava srl (incorporata per fusione). La Cassazione ha invece accolto il ricorso della banca rinviando il fascicolo a Pordenone per la decisione.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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