LAVORATORI NEL DRAMMA
PORDENONE Lavinox al concordato preventivo per evitare il fallimento. La richiesta della procedura concorsuale per l'azienda di Villotta di Chions al tribunale di Milano è il tentativo di evitare un secondo fallimento, dopo quello del 2015. Un strada che però si preannuncia non priva di ostacoli. Il primo è proprio legato al fatto che l'istanza ha dovuto essere presentata a Milano, è in Lombardia infatti che Lavinox ha sede legale. Molto probabilmente sarà nominato - nel momento in cui il tribunale accoglierà l'istanza - un commissario della città lombarda. «Ciò renderà più difficile anche per noi - sottolineano i sindacati dei metalmeccanici il giorno dopo che la società ha annunciato la strada del concordato preventivo - il rapporto e il confronto con il commissario. Auspichiamo comunque che la società presenti in maniera molto celere il piano di rilancio e di sostenibilità produttivo-finanziaria senza attende il limite massimo dei sessanta giorni (che sono comunque prorogabili per ulteriori sessanta, ndr). Tempi lunghi comporterebbero nuove complicazioni dovute al fatto che i tempi della fine della cassa integrazione sono assai ravvicinati e non collimano con quelli del concordato».
I TEMPI SFASATI
La preoccupazione più grande e l'interrogativo denso di incognite sono infatti legati alla fatidica data del prossimo 14 febbraio. Con la fine dell'ammortizzatore sociale cosa faranno i circa 110 dipendenti ancora in capo alla Lavinox? Secondo la norma e la prassi dovrebbero rientrare in fabbrica. «Ma se non c'è lavoro e non ci sono commesse, cosa faremo?». Continuavano a chiedersi ieri i lavoratori che si sono ritrovati in stabilimento (gli altri stanno appunto utilizzando a rotazione la cassa) per essere presenti «anche se ormai come forma di testimonianza e di protesta». Insomma, una sorta di sciopero disperato. Le preoccupazioni sono anche legate al fatto che l'istanza di concordato ha congelato ogni operazione finanziaria della società. E quindi anche il pagamento degli stipendi arretrati del mese di dicembre che i dipendenti Lavinox ancora avanzavano. L'unica speranza per i lavoratori è che l'azienda proceda celermente nella presentazione del piano di concordato. E parallelamente, questo è ormai un appello dei lavoratori, che le istituzioni locali, la Regione, Confindustria facciano il possibile per dare una mano e per trovare qualche soggetto pronto a investire. Qualche preoccupazione deriva anche dal fatto che il gruppo lombardo ha avviato una causa civile con richiesta di risarcimento (legata agli accordi per le commesse) alla Electrolux Professional, fino a poco tempo fa il maggior cliente della fabbrica di Chions. «Come si fa - si chiede la Fim-Cisl - a basare un concordato su un potenziale risarcimento di una causa civile che può durare lunghi anni?». Il percorso, insomma, appare tutto in salita.
d.l.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA PORDENONE Lavinox al concordato preventivo per evitare il fallimento. La richiesta della procedura concorsuale per l'azienda di Villotta di Chions al tribunale di Milano è il tentativo di evitare un secondo fallimento, dopo quello del 2015. Un strada che però si preannuncia non priva di ostacoli. Il primo è proprio legato al fatto che l'istanza ha dovuto essere presentata a Milano, è in Lombardia infatti che Lavinox ha sede legale. Molto probabilmente sarà nominato - nel momento in cui il tribunale accoglierà l'istanza - un commissario della città lombarda. «Ciò renderà più difficile anche per noi - sottolineano i sindacati dei metalmeccanici il giorno dopo che la società ha annunciato la strada del concordato preventivo - il rapporto e il confronto con il commissario. Auspichiamo comunque che la società presenti in maniera molto celere il piano di rilancio e di sostenibilità produttivo-finanziaria senza attende il limite massimo dei sessanta giorni (che sono comunque prorogabili per ulteriori sessanta, ndr). Tempi lunghi comporterebbero nuove complicazioni dovute al fatto che i tempi della fine della cassa integrazione sono assai ravvicinati e non collimano con quelli del concordato».
I TEMPI SFASATI
La preoccupazione più grande e l'interrogativo denso di incognite sono infatti legati alla fatidica data del prossimo 14 febbraio. Con la fine dell'ammortizzatore sociale cosa faranno i circa 110 dipendenti ancora in capo alla Lavinox? Secondo la norma e la prassi dovrebbero rientrare in fabbrica. «Ma se non c'è lavoro e non ci sono commesse, cosa faremo?». Continuavano a chiedersi ieri i lavoratori che si sono ritrovati in stabilimento (gli altri stanno appunto utilizzando a rotazione la cassa) per essere presenti «anche se ormai come forma di testimonianza e di protesta». Insomma, una sorta di sciopero disperato. Le preoccupazioni sono anche legate al fatto che l'istanza di concordato ha congelato ogni operazione finanziaria della società. E quindi anche il pagamento degli stipendi arretrati del mese di dicembre che i dipendenti Lavinox ancora avanzavano. L'unica speranza per i lavoratori è che l'azienda proceda celermente nella presentazione del piano di concordato. E parallelamente, questo è ormai un appello dei lavoratori, che le istituzioni locali, la Regione, Confindustria facciano il possibile per dare una mano e per trovare qualche soggetto pronto a investire. Qualche preoccupazione deriva anche dal fatto che il gruppo lombardo ha avviato una causa civile con richiesta di risarcimento (legata agli accordi per le commesse) alla Electrolux Professional, fino a poco tempo fa il maggior cliente della fabbrica di Chions. «Come si fa - si chiede la Fim-Cisl - a basare un concordato su un potenziale risarcimento di una causa civile che può durare lunghi anni?». Il percorso, insomma, appare tutto in salita.
d.l.
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